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“Case farmaceutiche, persi oltre 10.000 posti di lavoro”.

 
Cara Liberazione,
è amaro constatare come il drammatico caso dei 24 lavoratori collocati in mobilità da Novartis sia emerso solo dopo l’attenzione mediatica che è stata rivolta all’abnorme truffa inerente l’acquisto delle dosi di vaccino A-H1N1.
In realtà è da oltre due anni che, nel settore farmaceutico, si stanno effettuando, con tragica e frequente normalità, illegittime riduzioni del personale. Stiamo assistendo ad uno stillicidio drammatico e continuo di Informatori Scientifici del Farmaco. In due anni si sono persi, nel più assoluto silenzio di media e sindacati, oltre 10.000 posti di lavoro "stabile".
Nonostante che il settore NON sia in crisi e che i fatturati restano alti, alle aziende farmaceutiche viene concesso di tutto, dal ricorso arbitrario a strumenti come mobilità e cessione di ramo d’azienda fino alla trasformazione dei contratti di lavoro con l’utilizzo di quelli precari o di tipo commerciale.
Parliamo di aziende sia italiane sia multinazionali, indipendentemente dalla loro dimensione (AstraZeneca, Simesa, Abbott, Bracco, Bristol Meyers Squibb, Pfizer, Wyeth Lederle, Schering, Bayer, GlaxoSmithKline, Dompè, Marvecs Pharma, Innovex, Sanofi Aventis, Keryos, Novartis, X-Pharma, giusto per citarne alcune).
Ai lavoratori viene chiesto di pagare il prezzo di errori strategici di previsione, di piani industriali volutamente sbagliati, di politiche commerciali disinvolte e fraudolente che, comunque, hanno procurato agli azionisti uno smisurato accumulo di profitti.
In tutto questo c’è la colpevole responsabilità dei sindacati dei chimici, assenti o conniventi nelle principali vertenze e superficiali in sede di rinnovo del CCNL.
Non è difficile capire che tenere gli ISF sotto il ricatto della precarietà, favorire tipi di contratti legati più alle vendite che alla corretteza dell’informazione fornita al medico, assimilare gli ISF ai piazzisti (e ciò che accadrà con il nuovo CCNL) non gioca a favore della tutela della salute dei cittadini e meno che mai a favore del contenimento della spesa farmaceutica, come invece, giustamente, imposto da tutte le norme che regolamentano il settore.
La salute non è un bene accessorio. E’ un bene primario che non può e non deve essere assoggettato a becere leggi di mercato.
E’ una regola elementare e banale che i sindacati sembrano dimenticare ogni volta che devono affrontare le problematiche della informazione scientifica del farmaco.
Antonio Manginelli
FederISF-farmaCINetica
Federazione degli Informatori Scientifici del Farmaco
 
[N.d.R.: l’articolo di Liberazione a cui si fa riferimento è stato pubblicato su questo sito il 19/01/2010 col titolo: 24 licenziamenti? Inaccettabile….]
 

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