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Codacons, in Italia medicinali troppo cari

 Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons

Consentire di vendere nei supermercati non solo i farmaci da banco ma almeno anche quelli di fascia C e limitare la durata nel tempo dello sfruttamento dei brevetti delle industrie farmaceutiche. Lo chiede al Governo e al Parlamento il segretario nazionale Codacons, Francesco Tanasi, invitandoli a proseguire nell’opera di liberalizzazione per «abbattere i costi» ai consumatori. «È evidente la contraddizione dell’attuale normativa – osserva Tanasi – da un lato si obbligano i supermercati a far vendere i medicinali da un farmacista, impedendo un abbattimento dei costi, dall’altro non si consente loro di vendere anche gli altri farmaci». «Il ministro della Salute Ferruccio Fazio, inoltre – aggiunge Tanasi – dovrebbe affrontare anche il problema della durata eccessiva che viene concessa alle industrie farmaceutiche per sfruttare i loro brevetti, che ritarda l’introduzione dei farmaci equivalenti e il conseguente risparmio». In Italia, ricorda il segretario del Codacons, «i prezzi dei farmaci equivalenti sono più alti del 25% della media dei prezzi europei e questo perché le industrie da un lato sfruttano la scarsa concorrenza nel settore per imporre prezzi alti e dall’altro compensano quanto fanno risparmiare allo Stato per i prezzi dei farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale (classe A e H), rivalendosi sui consumatori innalzando i prezzi di tutti gli altri medicinali».

Farmacista33 – 18 novembre 2010

Le News di Ansa Salute

18/11/2010  13:15

FARMACI: DOMPE’, RIVEDERE COPERTURA BREVETTI ESTENDENDOLA

– ROMA, 18 NOV – Ridiscutere la copertura brevettuale soltanto in senso estensivo. E’ quanto chiede il Presidente di Farmindustria, Sergio Dompe’ intervenuto stamane all’audizione in Commissione Igiene e Sanita’ del Senato. ”Abbiamo spese in ricerca sempre piu’ altre – afferma – . Un nuovo farmaco ha un costo oggi abbondantemente sopra il miliardo di euro e le coorti di pazienti sono sempre piu’ specifiche, e quindi ridotte”. Non solo, Dompe’ ricorda che ”i tempi di sviluppo di un farmaco sono di circa 12-13 anni, solo parzialmente recuperati dal certificato complementare”. Di qui la richiesta di ridiscutere la copertura brevettuale soltanto in senso estensivo. Altro problema sollevato dal presidente di Farmindustria e’ che in Italia manca il brevetto unico europeo. ”E’ arrivato il momento di rivedere internazionalmente il concetto di brevetto – sottolinea – . Penso a una forte protezione dell’innovazione. Non penso di diminuire le cautele, unico modo per riuscire a fare avanzare piu’ velocemente il progresso”. Per quanto riguarda i farmaci biosimilari, secondo Dompe’ ”occorre spiegare bene che da una parte si devono promuovere per cercare tutti i risparmi possibili; ma dall’altra e’ necessario tutelare il paziente ed evitare che si faccia il gravissimo errore di considerare equivalenti dei farmaci che non possono, per loro natura, essere equivalenti”. E conclude: ”C’e’ equivalenza di indicazione terapeutica, non equivalenza terapeutica. Una legge che regolamenti il settore, e’ necessaria”.

Sergio Dompè

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