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Corruzione sui farmaci per il dolore, Fanelli e la guerra all’Aifa per gli oppioidi. “Sposto 10 milioni in due secondi”

Il luminare, che si definiva “un boss”, era pronto a fare “sistema” per arricchire le case farmaceutiche e non perdere “vagonate di denaro”. Era pronto a fare la guerra all’Agenzia per il farmaco, al ministero della Salute, a far “attivare il più alto livello istituzionale” per non perdere un centesimo dei soldi che poi in parte portava in Svizzera. E il 10% che intascava per promuovere farmaci che faceva sperimentare su “pazienti ignari” e sottoporre “a carotaggio” era a rischio

di Giovanna Trinchella | 10 maggio 2017 | il Fatto Quotidiano

ICorruzione sui farmaci per il dolore, Fanelli e la guerra all’Aifa per gli oppioidi. “Sposto 10 milioni in due secondi”l luminare, che si definiva “un boss”, era pronto a fare “sistema” per arricchire le case farmaceutiche e non perdere “vagonate di denaro”. Era pronto a fare la guerra all’Aifa, al ministero della Salute, a far “attivare il più alto livello istituzionale” per non perdere un centesimo dei soldi che poi in parte portava in Svizzera. E il 10% che si vantava di intascare per promuovere farmaci che faceva sperimentare su “pazienti ignari” e sottoporre “a carotaggio” era a rischio. Questo perché l’Osmed, osservatorio sull’impiego dei medicinali (Aifa) aveva certificato che nei primi nove mesi del 2014 l’uso degli antidolorifici oppiacei era cresciuto tra il 9 e il 13% rispetto all’anno prima con relativa spesa per il servizio sanitario nazionale e dalla introduzione della sua legge si era registrato una crescita esponenziale di alcuni farmaci. Quelli prodotti dalle aziende che gli pagavano i viaggi e gli sistemavano lo yacht.

L’aumento dell’uso degli oppiodi e la guerra all’Aifa
“Un trend – scrive nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Parma Maria Cristina Sarli parlando degli antidolorifici – iniziato proprio dopo l’approvazione della legge sulle cure palliative e sulla terapia” ideata da Guido Fanelli, il primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Parma, ai domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, peculato, truffa aggravata. Grazie a questa legge l’uso di questi farmaci, in particolare quelli a base di oppio usati da pazienti fragili, con dolori cronici e anche terminali, “è passato da 1,1 dosi giornalieri per mille abitanti del 2005 alle 5,2 dosi del 2013”. Per questo l’Aifa aveva invitato, già a inizio del 2015, i medici a fare prescrizioni responsabili. Fanelli non perde tempo e inizia una guerra sotterranea con l’Aifa con “convegni, influenza la platea dei medici prescrittori, sottostimando il problema”. La prima cosa che fa è avvertire i principali manager delle case farmaceutiche tra cui la Mundipharma. La strategia pensata è quella di fare addirittura “eventi dedicati all’appropriatezza dell’uso degli oppiodi dove al comunichiamo al mondo intero via Expo…”.

La minaccia alla casa farmaceutica: “Io vi sposto 10 milioni in due secondi”
Del resto lo stesso Fanelli minacciando la società che sembra non volerlo tenere più in considerazione dice: “… Io vi sposto 10 milioni di fatturato in due secondi, te lo dico subito senza Risultati immagini per grunenthal Tapentadoloproblemi perché io sparo due siluri e abbatto tutto il sistema…”. Un potere enorme testimoniato dal fatto che il camice bianco era stato capace di far inserire nell’elenco di fascia A il Tapentadolo (Grunenthal) – inserito all’inizio nelle tabelle del ministero della Salute tra le sostanze ad azione stupefacente e psicotropa – con l’indicazione di Terapia del Dolore e facendo ottenere così un incremento di consumo del 38,5% nel 2015 rispetto all’anno precedente. Un’operazione così ben riuscita da fargli dire: “… Ho salvato i loro posti di lavoro…”. Fanelli si attiva anche dopo essere stato intervistato da una giornalista del Sole24Ore sulla dipendenza da oppiodi. Il medico è furioso perché la cronista, dopo aver sentito il direttore di Osmed Pani che aveva parlato chiaramente di abuso di questi farmaci soprattutto nella popolazione anziana, lo ha tempestato di domande sull’addiction da oppiodi. Per contrastare l’Osmed Fanelli pensa quindi alla pubblicazione di un position paper ovvero un documento ufficiale da far firmare anche ad altri colleghi per minimizzare i problemi dell’abuso di oppiodi, la seconda operazione è quella di predisporre una sessione al convegno World Medicine Park e dice a un manager di farsi togliere dal programma per evitare sospetti. Position paper che arriva al convegno Onu di  Vienna e al ministero della Salute. Dalla capitale austriaca però arrivano brutte notizie perché il monito è che gli oppiodi “non sono una buona opzione per la gestione del dolore cronico”. Fanelli definisce la situazione “gravissima, pesantissima” e agisce di conseguenza: “… Io ho convocato le aziende gli sto spiegando le cose, cioè cazzo il ministro è incazzato sugli oppiodi cioè questi qui devono capire che devono affidarsi alle nostre amorevoli cure per uscire dalla crisi hai capito…”.

L’esclusione dal comitato e il tentativo contatti con i ministri Galletti e Poletti
Non c’erano solo le manovre contro gli enti controllori. Fanelli, stando agli atti acquisiti dal pm di Parma, si è attivato con alcuni manager a far ritirare il progetto del modello del consenso informato dell’Aisd (Associazione italiana per lo studio del dolore), un documento pensato a tutela dei pazienti bollato da uno degli indagati come “equivoco” e potenzialmente dannoso per i loro affari. Il 27 maggio 2015 però il medico riceve una pessima notizia: la sua estromissione dalla Composizione del comitato tecnico sanitario di cui fa parte la sezione per l’attuazione della sua legge con i compiti che fino a quel momento aveva la precedente commissione da lui presieduta. Il professore “furibondo”cerca in ogni modo di risalire in sella, contatta chi può al ministero, la perdita dell’influenza significa non incassare più bustarelle e “… vuole dire che il mercato è frammentato sui neurologici e gli oncologi… e io perdo vagonate di denaro“. Ed è così che il medico tenta di raggiungere ben due ministri. Contatta la presidente della Fondazione Ant (Assistenza naazionale tumori) Raffaella Pannutti (che non risulta indagata) per intervenire e far in modo di rientrare nel comitato prima che il decreto ministeriale diventi definitivo: “Chiama il ministro Galletti, devi attivare il più alto livello istituzionale che conosci…”. A Galletti arriva anche una nota sulla questione e Fanelli sostiene che il ministro si stia attivando “per chiamare il delegato all’Economia di Renzi…”. La Pannuti si attiva così tanto “… Ho fatto chiamare tutti…” da far arrivare la nota anche al ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

La creazione di una “lobby alternativa”
“… In questo momento è un consiglio di guerra quello che dobbiamo fare” sibila Fanelli. Ma la battaglia viene persa. E così si pensa a una soluzione, a “una lobby alternativa” e alla creazione della Gircd (Gruppo interegionale di ricerca sul dolore) da far finanziare alle case farmaceutiche ma che sarebbe dovuto passare come ente con “finalità di ricerca”, una “piattaforma sulla ricerca, un hub” che “intercetta tutta la ricerca sponsorizzata e non … con le aziende devono passare da noi perché se no, no, hai capito che voglio dire”. Un organismo che sarebbe dovuto diventare nei suoi progetti addirittura “lo strumento di parere del ministero…”. Intanto però il Gircd si trasforma “nel contenitore dove far confluire – scrive il giudice – i soldi relativi agli accordi corruttivi con la case farmaceutiche”. Perché l’unica cosa che sembrava contare per questo medico erano i “soldi, soldi, soldi” come lo rimprovera una collega in una conversazione intercettata dai Carabinieri del Nas. E a dimostrazione di ciò nell’ordinanza il gip anche un episodio che riguarda la figlia. È il 27 aprile del 2015 e il medico deve andare a Lugano. Ha bisogno di lei per le operazione su un conto. La donna però ha dimenticato la carta di identità. Fanelli perde completamente il controllo e la insulta: “Stai zitta puttana, merda“. E la picchia.

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Ecco come il luminare Fanelli al telefono chiamava “i compensi” per i favori alla Molteni farmaceutica

Corruzione sui farmaci per la terapia del dolore, il dottore: «Mi sono preso le mie 20 brioches»

FIRENZE. Lo chiama “business del dolore”. Un «sistema» che «ho creato» e di cui «rispondo». Il luminare, docente universitario e consulente del governo, scende dalla cattedra. Si toglie il camice e si mostra in una veste nuova. Lo fa quando nessuno può sentirlo, a parte gli investigatori del Nas di Parma che lo stanno intercettando. Guido Fanelli , 62 anni, è considerato dalla procura il perno di un giro di corruzione da 500mila euro dove un ruolo chiave è giocato anche dalle case farmaceutiche e da società di distribuzione di dispositivi e promozione di medicinali amiche del dottore. Tra loro, secondo gli inquirenti, c’è la Molteni & C dei fratelli Alitti di Scandicci.

Risultati immagini per molteni farmaceuticiI carabinieri guidati dal comandante Gianfranco Di Sario – nei due anni di indagine – intercettano 56 conversazioni tra il medico e Federico Seghi Recli , dirigente della Molteni, dieci con il business manager Giuseppe Isoni e altri colloqui con dirigenti della ditta. Il luminare fa la spola tra Parma e la città di Giotto: eccolo arrivare in treno e raggiungere gli uffici fiorentini dell’azienda, o fermarsi in hotel di lusso. Per l’accusa approfitta di un convegno a Roma per farsi riservare «una stanza confidenziale» allo Sheraton, dove incontrare Seghi Recli. Una serie di occasioni, secondo l’accusa, in cui favorire la ditta fiorentina, in cambio di denaro. Alla moglie il medico, dopo un incontro con Seghi Recli a Milano, dice: «Ho preso quello che dovevo no? Una ventina di brioches». Nel 2015 avrebbe preso 20mila euro dalla Molteni.

IL CONVEGNO DEI FURBETTI

È il 3 marzo 2015 e il professor Fanelli si trova negli stabilimenti di Scandicci per una riunione: sul tavolo ci sono gli accordi per la “brevettabilità” e successiva commercializzazione di un kit per la medicina personalizzata prodotto dalla ditta Luminex. Un incontro che però secondo chi indaga, come si legge nell’ordinanza firmata dalla giudice Maria Cristina Sarli , è anche l’occasione per organizzare il convegno World Medicine in Park 2015 che si svolgerà a maggio a Maiorca. Per legge, nessun produttore o promotore di farmaci può organizzare eventi del genere. E in effetti Fanelli è il responsabile scientifico di quel convegno, ma in realtà secondo l’accusa lui si darebbe da fare per far versare soldi (tra le altre aziende) dalla Molteni, a cui permetterebbe di gestire un’intera sessione in cui lanciare l’uso del principio attivo L-Methadon, usato nella produzione di farmaci prodotti dalla stessa ditta di Scandicci. Lo scopo, come spiega nell’ordinanza la giudice Sarli, sarebbe «far presentate durante il convegno medico formalmente indipendente un documento redatto dai medici scelti dalla Molteni, su indicazioni specifiche della stessa industria farmaceutica, documento il cui reale scopo sarà quello di far aumentare la prescrizione dei farmaci oppiacei in un momento in cui storicamente si pone una lente di ingrandimento da parte delle autorità governative, ministero della Salute e Aifa (l’Agenzia italiana del Farmaco, ndr)».

QUELLE CURE AMOREVOLI

E proprio lui, che è tra i principali artefici della legge 38 sulle cure palliative, ad Antonio Scianitti , milanese di 50 anni, della Emphasis srl, dice: «Allora l’idea è, siccome qui ne usciamo veramente con le ossa rotte, ma anche i nostri amici delle aziende farmaceutiche, l’idea è profilare tramite algoritmo il paziente che ha dolore, hai capito che cosa voglio dirti?». Idea da lanciare a Maiorca. E aggiunge: «Ho convocato le aziende, gli sto spiegando le cose, cioè cazzo il ministro è incazzato sugli oppiodi, cioè questi devono capire che devono affidarsi alle nostre amorevoli cure per uscire dalla crisi».

IL BUDGET LO FA ANTONIO

E allora è per questo che, secondo l’accusa, il luminare si dà da fare per agganciare i vertici della Molteni, a cui proporre l’affare. E approfitterebbe di ogni occasione, anche di un convegno a Vienna, per definire l’affare. Il luminare, infatti, per l’accusa contatta il capo ufficio commerciale di Molteni, Paolo Reggiani, gli dice di sapere che a Vienna ci sarà anche Isoni e gli chiede un incontro per parlare di Maiorca «perché così ci portiamo avanti no?» visto che c’è in ballo «un progetto molto grosso con Federico (Seghi Recli)». Come emerge dalle indagini, Fanelli incontra Isoni a Vienna il 9 marzo 2015. Del faccia a faccia, il luminare poi racconterà Scianitti: «Allora a Molteni io gli ho detto noi in cambio di una sessione che ti offriamo gratuita, non rompermi i coglioni sul budget che ti fa Antonio, punto, capito?». Fanelli, per i carabinieri, promette favori a tutti, ma poi ci tiene a dimostrare fedeltà a Seghi Recli, dicendo di aver discusso con altre case farmaceutiche.

GLI ALTRI VANTAGGI

Ma non è tutto: per l’accusa, Fanelli, promotore di un centro Hub medico di ricerca sulla terapia del dolore a Parma, in accordo con il Cnr, contatta subito Seghi Recli per informarlo: «…lo mettiamo come piattaforma a tua disposizione e diventa una roba interessante». Tra i vantaggi prospettati dal luminare alla Molteni ci sarebbero pubblicazioni scientifiche e la possibilità di presentare alla Commissione per l’attuazione della legge 38 un documento in teoria utile al miglioramento della pratica clinica, ma di fatto per l’accusa di parte perché fatto dalla Molteni. Contattata nel pomeriggio, dall’azienda hanno risposto che al momento non c’era nessuno.

11 maggio 2017 – Il Tirreno


Pazienti come cavie, le accuse ad Allegri

l medico pavese arrestato a Parma avrebbe intascato tangente di 6mila euro per favorire casa farmaceutica
di Maria Fiore – 11 maggio 2017 – la Provincia Pavese

Massimo Allegri, 43 anniPAVIA. I magistrati gli contestano di avere avuto un ruolo nel sistema di tangenti e di sperimentazioni illegali sui pazienti, usati come cavie. E in particolare di avere favorito un’azienda farmaceutica, intascando una tangente da 6mila euro. Associazione per delinquere, corruzione e abuso d’ufficio sono le accuse rivolte al medico pavese Massimo Allegri, 43 anni, contenute nelle carte dell’inchiesta dei Nas di Parma sul sistema illecito che ruotava attorno ai farmaci. L’inchiesta ha portato agli arresti in tutto 19 persone, tra cui, oltre ad Allegri, che si trova ai domiciliari ed è attualmente sospeso dal lavoro, anche il luminare Guido Fanelli, docente di Anestesia e Rianimazione all’Università di Parma.

Allegri, che ha lavorato al San Matteo di Pavia fino al 2014 come responsabile dell’equipe di ricerca sul dolore cronico e che fino a poco tempo fa abitava a Torre d’Isola, è dirigente medico presso l’Azienda ospedaliero universitaria di Parma. Secondo quanto riporta l’ordinanza di custodia cautelare, avrebbe dato il suo contributo al “sistema” eseguendo gli ordini impartiti da Fanelli per favorire gli interessi commerciali di alcune case farmaceutiche. In particolare, il coinvolgimento di Allegri sarebbe emerso in relazione alla sperimentazione clinica del farmaco Vellofent della Angelini.

Allegri avrebbe proposto uno studio con quel farmaco da effettuare all’ospedale di Parma. Dalle intercettazioni emerge che lo studio, però, doveva essere “strutturato” in modo tale da ottenere il risultato sperato, perché in commercio, oltre al Vellofent, c’era già un altro farmaco concorrente, prodotto da un’altra azienda. In sostanza, sarebbero stati prediposti i protocolli di sperimentazione nonostante sia Allegri che Fanelli fossero consapevoli che il Vellofent presentava dei problemi. In una conversazione tra Fanelli e un altro interlocutore, del 4 marzo 2015, si dice anche che uno degli impegni promessi alla casa Angelini era di reperire 30 medici oncologici disposti a prescrivere il Vellofent, e che «questo problema, tramite Allegri è già risolto». Per questo incarico, Allegri, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto un compenso di 6mila euro. Ma il medico pavese deve rispondere anche di abuso d’ufficio per avere fatto assumere sua moglie come dirigente ospedaliero a Parma, sollecitando Fanelli a monitorare la procedura di selezione.

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Redazione Fedaisf

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