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Dicono di noi: Petizione Federaisf contro obbligo di prescrizione del principio attivo.

La Federazione delle Associazioni di Informatori Scientifici del Farmaco sta promuovendo una petizione perché venga abrogato l’obbligo di specificare il principio attivo sulle ricette. Il decreto adottato in fase spending review non è piaciuto alle case farmaceutiche che ci hanno visto una minaccia al mercato dei farmaci di marca. Nel sito prima della petizione si può leggere il telegramma che l’associazione ha inviato a Napolitano. Dal 15 agosto è entrato in vigore l’obbligo per i medici di indicare il principio attivo sulle ricette. Soltanto in casi particolare, cioè di non sostituibilità del medicinale, va indicato il nome commerciale. La decisione, imposta dalla spending review, naturalmente non è piaciuta alle case farmaceutiche che nel nuovo decreto hanno visto una minaccia al mercato dei farmaci di marca.

L’Associazione Federaisf – Federazione delle Associazioni di Informatori Scientifici del Farmaco, sta promuovendo tramite il proprio sito una petizione per l’abrogazione dell’obbligo di prescrivere il principio attivo sulle ricette.
La petizione, che tutti gli interessati possono firmare accedendo al sito, è preceduta da un telegramma inviato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dal segretario nazionale di Federaisf Riccardo Bevilaqua, che recita testualmente così: “La recente normativa della spending review sull’obbligo di prescrizione di farmaci generici, pone il problema di incostituzionalità del provvedimento perché palesemente in contrasto con le disposizioni che regolano il libero mercato sancite dall’art. 41 della Costituzione italiana e dall’art. 3 (punto 2) della Costituzione europea. Senza alcun risparmio, o vantaggio per lo Stato, il provvedimento penalizza la maggior parte delle aziende farmaceutiche con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro”.

“Dimenticare l’importanza dell’art. 41 che recita testualmente “l’iniziativa economica privata è libera (…)” – continua il testo – è sicuramente riconducibile ad una non sufficientemente ponderata valutazione delle implicazioni derivanti (…)”.

11 ottobre 2012  

 

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