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Elezioni. I programmi dei partiti per il SSN: poche idee, ma molto confuse

Elezioni, Gimbe monitora i programmi: poche idee, tanta approssimazione.

Una prima analisi della Fondazione sulle proposte dei partiti conferma la scarsa attenzione verso le grandi sfide del Servizio sanitario nazionale. Cartabellotta: “Chi si prenderà cura del Ssn?” Le osservazioni riassunte in 14 punti

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Nessun piano di salvataggio per la sanità pubblica. Proposte frammentate e approssimative, se non grottesche. E una diffusa tendenza a non occuparsi del futuro del Servizio sanitario nazionale (Ssn). La prima analisi della Fondazione Gimbe sui programmi elettorali per le prossime elezioni politiche è impietosa: per la sanità i partiti hanno poche idee e molto confuse. “Abbiamo esortato tutte le forze politiche – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – a mettere nero su bianco proposte convergenti per la sanità pubblica ed avviato il monitoraggio comparativo dei programmi elettorali, nella ferma convinzione che se è vero che non esiste un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Ssn, è altrettanto certo che continua a mancare un preciso programma politico per il suo salvataggio”.

Le 14 osservazioni di Gimbe

La Fondazione Gimbe ha riassunto in 14 “appunti” le conclusioni della prima analisi sulle proposte avanzate finora dagli schieramenti in campo per le prossime elezioni:

  1. Quasi tutte le forze politiche affermano che la salute è un diritto fondamentale da tutelare, ma poche prendono atto della crisi di sostenibilità del Ssn;
  2. Quasi nessuno si sbilancia sulla necessità di rilanciare il finanziamento pubblico della sanità;
  3.  Pochi programmi enfatizzano il concetto di salvaguardare la “salute in tutte le politiche”, in particolare quelle ambientali e alimentari;
  4. La sostenibilità economica delle proposte è un optional: solo in rarissimi casi vengono dettagliate le relative modalità di finanziamento;
  5. Nella maggior parte dei programmi echeggia la volontà di risolvere le diseguaglianze regionali, ma emergono poche strategie concrete su come garantire l’accesso uniforme ai Livelli essenziali di assistenza (Lea);
  6. Numerosissime proposte non tengono conto delle attuali distribuzioni di responsabilità e poteri tra Stato e Regioni, rischiando di rimanere così lettera morta;
  7. Nessun programma fa esplicito riferimento alla sostenibilità dei nuovi Lea né alla necessità – visto l’imponente definanziamento pubblico del Ssn – di ridisegnarne il perimetro attraverso un consistente “sfoltimento” basato sulle evidenze scientifiche;
  8. Alcuni programmi puntano, giustamente, a prevenire comportamenti opportunistici e conflitti di interesse che, tuttavia, non configurando reato o illecito amministrativo rimangono difficilmente “governabili”;
  9. Poche le proposte concrete sull’assistenza socio-sanitaria e, soprattutto, sulla non autosufficienza;
  10. La programmazione del fabbisogno di medici e altri professionisti della salute è, di fatto, presa in considerazione solo da due programmi elettorali;
  11. Pochi programmi identificano la riduzione degli sprechi e il riordino normativo della sanità integrativa tra le azioni prioritarie per garantire la sostenibilità del Ssn;
  12. Tra le proposte più gettonate: compartecipazione alla spesa (eliminazione superticket, rimodulazione/eliminazione ticket), riduzione delle liste d’attesa, nuova governance del farmaco, informatizzazione, assunzione del personale, eliminazione del precariato;
  13. Numerosi programmi contengono proposte potenzialmente “tossiche”: dalla “incentivazione alla competizione pubblico-privato” alla “difesa dei piccoli presidi ospedalieri”, dal “rafforzamento delle autonomie locali” alle “maggiori autonomie delle Regioni”.
  14. Non mancano proposte bizzarre che sconfinano nel grottesco: da chi promette “un milione di posti di lavoro in sanità e assistenza sociale e domiciliare” a chi il “raddoppio immediato dei fondi destinati alla sanità” o la “nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori dell’industria farmaceutica”; da chi invoca “l’abolizione di ogni finanziamento alla sanità privata” sino all’uscita “del privato dalla sanità”.

E un dubbio

Secondo la Fondazione Gimbe, nessun partito intende rimettere la sanità al centro dell’agenda politica. Lo dimostrerebbe l’assenza di consapevolezza sui fattori che mettono a rischio la sostenibilità del sistema: definanziamento, “paniere Lea” troppo ampio, sprechi e inefficienze, deregulation della sanità integrativa, diseguaglianze regionali e locali.

“Al di là delle dichiarazioni di intenti – conclude Cartabellotta – dalla nostra analisi emerge per l’elettore un amletico dubbio: coloro che aspirano a governare il nostro Paese hanno una conoscenza davvero così limitata dello “stato di salute” della sanità pubblica? Oppure ne hanno piena consapevolezza, ma preferiscono utilizzare armi di distrazioni di massa sperando che sia il futuro a prendersi cura del Ssn?”. La risposta sarà affidata ai fatti (e non alle parole) della prossima legislatura.

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Redazione Fedaisf

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