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Farmindustria fiduciosa ma cauta.

Un ringraziamento non formale, quello che Sergio Dompé, presidente neoconfermato di Farmindustria, rivolge al presidente del Consiglio Romano Prodi, intervenuto all’Assemblea dell’Associazione. Un ringraziamento per l’attenzione al settore che lui rappresenta che il Governo mostra anche attraverso la partecipazione dei ministri della savulte e dello Sviluppo economico, Livia Turco e Pier Luigi Bersani. E a loro Dompé ha potuto presentare un bilancio con indubbi punti di forza: una capacità di esportare molto alta (9,3 miliardi di euro nel 2006, una cifra superiore al ricavo dei rapporti con la sanità pubblica), un forte contributo all’occupazione, sia diretto sia attraverso l’indotto (73000 i dipendenti del farma e 55000 quelli dei fornitori), con un 90% di diplomati e laureati. Un settore, infine, che garantisce all’erario 1,6 miliardi di euro tra tasse e altri oneri ma che, e qui cominciano le note dolenti, può presentare un utile netto di circa un miliardo. Una cifra che, ha detto Dompé, “dimostra come sulle imprese gravi un onere fiscale assurdo e punitivo, che le soffoca con il quale non riescono più a convivere”.     
Fin qui un rilievo, associato a quello su costi elevati di servizi come l’energia o i trasporti, condivisi da Confindustria nel suo complesso. La specificità del settore però è tutta in quel richiamo ai “prezzi dei medicinali tagliati da 18 provvedimenti dalla Finanziaria del 2001 a oggi”. E non solo di tagli si tratta, tutto il quadro normativo è andato via via modificandosi. Si potrebbe aggiungere che questo ha riguardato tutto il settore farmaceutico, non soltanto ricerca e produzione: fatti come il pesante ricorso alla distribuzione diretta, alla rinegoziazione di margini e altro hanno, magari meno vistosamente, cambiato anche il mondo della distribuzione e della farmacia.   Dompé ha ricordato che “il calo della spesa farmaceutica convenzionata della prima parte del 2007 ha già annullato la debole crescita del quinquennio 2001-2006 (l’1 % l’anno, metà del tasso di inflazione) mentre gli altri capitoli di spesa sanitaria pubblica sono aumentati nello stesso periodo del 41,2%.  A questo punto” ha proseguito Dompé “vale la pena ricordare che i tagli stabiliti dalla Legge finanziaria 2007 sull’intera sanità incidono per il 50% sulla sola assistenza farmaceutica, che rappresenta il 16% della spesa”.
Precisa la richiesta degli industriali: “Al presidente del Consiglio Prodi chiediamo di correggere gli effetti dei tagli della Finanziaria sulle aziende del farmaco”.  “Siamo lieti – ha detto Dompè rivolgendosi al premier presente all’Assemblea – che si stia impegnando, come ha recentemente dichiarato, per dare un quadro di certezza agendo sui prezzi, premiare l’innovatività e promuovere la ricerca intensiva, aiutare la sperimentazione clinica, mettendo in rete le imprese pubbliche e private”. “Un approccio – ha affermato il presidente di Farmindustria – che può consentire una inversione a ‘U’ per riavere quel ruolo che avevamo nel settore produttivo e delle scienze della vita”. Ma detto questo, tra l’industria del farmaco e il Governo si è notato un clima diverso rispetto ai più contrastati rapporti con altri comparti produttivi. D’altra parte, non è un segreto che gli analisti economici giudichino l’energia, le comunicazioni e la salute i tre settori strategici.
Anche il tono dell’intervento del presidente del Consiglio è stato chiar “Le politiche di bilancio non devono alterare le prospettive economico-finanziarie delle imprese. Le regole del gioco devono essere chiare e certe, altrimenti è difficile fare impresa, pianificare gli investimenti e sfruttare le potenzialità che il mercato offre” ha detto Prodi e, citando il tavolo interministeriale sulla farmaceutica, prefigura un  rilancio del set

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