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Inchiesta latte artificiale, informatori scientifici (Fedaiisf, Carinci): ‘Noi precari, rischio corruzione’

Dopo lo scandalo in Toscana la federazione delle associazioni che riuniscono le figure che si occupano della “promozione” dei medicinali spiega: “Le aziende ci usano come uomini alle dipendenze delle direzioni marketing e vendite. Lo abbiamo segnalato all’Aifa, ma nessuno ci ascolta”

di Ilaria Lonigro | 29 novembre 2014 | Il FattoQuotidiano.it Società

Pediatri corrotti da informatori scientifici in cambio di prescrizioni di latte artificiale: è l’ipotesi alla base dell’inchiesta che in Toscana ha portato all’arresto di 12 medici, 5 informatori scientifici e di un dirigente di un’azienda di alimenti per l’infanzia. Uno scandalo prevedibile, secondo Fabio Carinci, presidente della Federazione delle associazioni italiane degli informatori scientifici del farmaco (Fedaiisf). Carinci non si è stupito. “Le aziende – spiega a il fattoquotidiano.it – usano gli informatori come uomini alle dipendenze delle direzioni marketing e vendite. E’ contro la legge. Da tempo lo abbiamo segnalato all’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, e alla commissione Sanità del Senato. Ma nessuno ci ascolta”. E i pediatri? Per il presidente dell’Ordine regionale dei medici della Toscana, Antonio Panti, il loro coinvolgimento non è legato a un “errore nel sistema”. “Non ho assolutamente motivo di credere che ci siano dei problemi di sistema – dice – Non più di quanto lo siano ad esempio gli oncologi, che maneggiando farmaci da 100mila euro all’anno sono più a rischio, è come vendere la Ferrari anziché la 500. Ma ci sono delle regole che i medici devono seguire. Sicuramente bisogna applicarle meglio”.

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Gli informatori scientifici: “Servono contratti per evitare inciuci”
Per il settore degli informatori scientifici la legge parla chiaro: devono rispondere solo al servizio scientifico dell’azienda da cui dipendono. “Il Servizio scientifico – chiarisce l’articolo 126 del decreto legislativo 219 del 2006 – deve essere indipendente dal Servizio marketing dell’impresa farmaceutica”. “Gli informatori scientifici devono informare sui farmaci, non spingere i dottori a prescriverli” ribadisce Carinci. Tutto il contrario di quanto avviene in Italia, secondo lui. “Quelli che sono stati arrestati nell’ambito dell’inchiesta di Livorno non sono nostri iscritti e non li riteniamo informatori scientifici del farmaco, perché sono agenti a provvigione che prendono un tanto al pezzo. Per questo noi chiediamo con forza, da tempo, il contratto di dipendenza per gli informatori scientifici, per evitare che ci possano essere inciuci tra persone poco per bene da una parte e dall’altra”.

Licenziati 14mila informatori in 6 anni
Il punto critico del sistema è questo: le aziende preferiscono le formule a provvigione ai contratti di dipendenza, considerati troppo costosi. In questo modo gli informatori scientifici legano il loro guadagno alla quantità dei prodotti venduti. Il contrario di quanto dice la legge. “Non possiamo in nessun modo dipendere da direzioni marketing, direzioni commerciali o vendite. E invece ci sono aziende che fanno affiancare gli informatori da un capo area per vedere se conosce bene i medici e li visitano abitualmente. Avvertiamo il pericolo di questa situazione che presenta deformazioni e storture. L’informazione scientifica è regolata da una legge dello Stato, alla quale nessuna azienda si attiene. Un informatore scientifico per legge non può sentir parlare di vendite, di potenzialità prescrittiva di un medico, non può vedere i tabulati delle vendite. Deve starne fuori. Ma le aziende dicono: ‘Ti diamo noi lo stipendio. Se non fai fatturato ti mando via’. Questo avviene senza un ordine che ci difenda (ci hanno sempre respinto l’istituzione di un ordine) e senza che l’Aifa ci difenda. E intanto 14mila informatori scientifici sono stati licenziati in Italia negli ultimi 6 anni, hanno perso il posto di lavoro, cinque si sono suicidati. Quelli che restano, per portare il pane a casa, obtorto collo devono sottostare ad atteggiamenti che sono contra legem“.

L’Ordine dei medici: “Regali e viaggi? Grave”
Le Asl di competenza hanno sospeso tutti i medici coinvolti nell’operazione del Nas di Livorno. “Ho chiesto alle Asl che, una volta accertati i fatti, si proceda al licenziamento dei medici coinvolti e siamo pronti a costituirci parte offesa” ha detto il presidente di Regione Enrico Rossi. Garantisti invece gli ordini dei medici provinciali: a loro spetta ordinare l’eventuale sospensione degli iscritti. Quello di Lucca fa sapere: “Aspettiamo che la magistratura ci comunichi l’arresto del nostro iscritto. Dopodiché procederemo sicuramente con la sospensione in automatico”. A Pisa non rispondono. A il fattoquotidiano.it il presidente dell’Ordine regionale dei medici della Toscana, Antonio Panti, fa sapere: “Sulla base di quello che leggo sui giornali, perché non ho avuto altre comunicazioni, ho convocato i medici e prossimamente li incontrerò. Non so quanto siano condannabili sul piano penale, su questo la magistratura deve lavorare. Ma sul piano deontologico, se sarà dimostrato che hanno accettato regali e viaggi di piacere dalle aziende, altroché se lo sono. Sicuramente. Ma non ho assolutamente motivo di credere che ci siano dei problemi di sistema, cioè che la categoria dei pediatri e dei medici di famiglia sia esposta alla corruzione. Non più di quanto lo siano ad esempio gli oncologi, che maneggiando farmaci da 100mila euro all’anno sono più a rischio: è come vendere la Ferrari anziché la 500. Ma ci sono delle regole che i medici devono seguire. Sicuramente bisogna applicarle meglio”.

N.d.R.: per maggiore chiarezza riportiamo anche l’art.122.6 del D.Lgs. 219/06 “Gli informatori scientifici devono riferire al servizio scientifico di cui all’articolo 126, dal quale essi dipendono, ed al responsabile del servizio di farmacovigilanza di cui al comma 4 dell’articolo 130, tutte le informazioni sugli effetti indesiderati dei medicinali, allegando, ove possibile, copia delle schede di segnalazione utilizzate dal medico ai sensi del titolo IX”.

Redazione Fedaisf

Promuovere la coesione e l’unione di tutti gli associati per consentire una visione univoca ed omogenea dei problemi professionali inerenti l’attività di informatori scientifici del farmaco.

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