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L’industria del farmaco e la sfida del generico

La principale differenza rispetto al recente passato non sta nella “ricetta” da adottare per affrontare il cambiamento, quanto nell’ineluttabilità di metterla in atto. E’ infatti tempo di valutazioni e decisioni più radicali. A partire dall’innovazione ma con attenzione a "tutto tondo" ai bisogni del paziente

24 GIU – Per i farmaci in Italia si spendono circa 26 miliardi di euro l’anno di cui circa 17 sono finanziati dal Sistema Sanitario Nazionale (Farmindustria 2011). Una cifra rilevante, pari all’1.6% del nostro PIL, ma che rispetto ad alcuni dei principali Paesi europei non appare eccessiva: spendono più di noi Germania, Spagna e Francia sia in termini di incidenza sul PIL sia pro capite (Eurostat, OECD Health Data 2012, Commission services DG ECFIN).

In un contesto normativo in continua evoluzione, merita particolare attenzione una norma inserita nella Spending Review 2012. Si tratta del provvedimento relativo all’obbligo di inserire nella prescrizione il nome della molecola per alcune categorie di farmaci (quelli inseriti Classe A, fatta eccezione per le terapie croniche in essere) per i quali sia disponibile un generico.
Il provvedimento ha provocato molto clamore tra gli addetti ai lavori. Il motivo di tanta attenzione va cercato, a nostro modo di vedere, nel fatto che a differenza di molti altri provvedimenti precedenti questo va ad impattare sulla struttura dell’industria e sulle dinamiche competitive, incentivando da un lato l’utilizzo dei generici (che in Italia è tra i più bassi d’Europa) e riducendo dall’altro l’influenza dei medici sulla scelta del paziente tra brand e generico. I risultati riscontrati ad oggi vedono un aumento dell’incidenza dei farmaci generici sui volumi venduti dal 14% del 2011 al 17% nel 2013 (nel 2008 eravamo sotto il 10%, Assogenerici, AdnKronos).

Come affrontare il cambiamento?
Sulla base delle nostre esperienze, riteniamo che la principale differenza rispetto al recente passato non sia nella “ricetta” da adottare per affrontare il cambiamento, quanto nell’ineluttabilità di metterla in atto: è infatti tempo di valutazioni e decisioni più radicali, in particolare per le aziende maggiormente esposte ai trend descritti. Ad oggi invece quelle azioni sono rimaste spesso dichiarazioni implementate solo in minima parte:
Sviluppare e portare nel mercato vera innovazione, l’industria

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