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La storia del farmaco di 40 anni fa con il prezzo aumentato del 1400%

La lomustina, antitumorale off patent indicato per il linfoma Hodgkin e per i tumori al cervello, era venduta negli Usa da Bms a 50 dollari a pillola. Dal 2013 a oggi, la nuova azienda che la produce, Next Source, è arrivata a proporla a 768 dollari. Con il rischio che molti pazienti non possano permettersela

di Maurizio Di Lucchio – 28 dicembre 2017 – Aboutpharma

lomustina

Ci sono storie che non aiutano a migliorare l’immagine dell’industria farmaceutica globale agli occhi dell’opinione pubblica. Una di queste riguarda la lomustina, un farmaco antitumorale lanciato sul mercato nel 1976 e già da tempo senza protezione brevettuale. Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, questo medicinale, di cui non esistono versioni generiche, è stato venduto negli Usa fino al 2013 da Bristol-Myers Squibb (con nome commerciale CeeNU) a circa 50 dollari (42 euro) a pillola per il dosaggio più elevato.

Nel 2013 però il farmaco, indicato per il trattamento del linfoma Hodgkin e dei tumori al cervello, è stato acquistato da una startup di Miami, NextSource Pharmaceuticals. Quest’ultima ha rilanciato la lomustina sul mercato con un altro nome (Gleostine) e ha aumentato significativamente il prezzo di vendita. Al momento, stando al Wsj,  il costo di una pillola è di 768 dollari (688 euro). Si tratta di una cifra che è quindici volte il prezzo iniziale: l’incremento è di oltre il 1400%.

“Il prezzo si spiega con gli alti costi di sviluppo”. Ma c’è chi pensa che per molti il farmaco sarà inaccessibile

Solo nel 2017, riporta il quotidiano newyorkese, la NextSource avrebbe innalzato il prezzo del 20% ad agosto e del 12% a novembre. L’azienda di Miami si schermisce rispondendo al Journal che il prezzo è dovuto agli alti costi di sviluppo. In più – afferma – è commisurato ai vantaggi per i pazienti. In più, ha detto il ceo di NextSource Robert DiCrisci, la società applica sconti e assistenza finanziaria ai pazienti che non possono permettersi il farmaco. Sì, ma fino a che punto? Secondo un esperto intervistato dal Wsj, molti americani non saranno in grado di acquistare il farmaco o comunque si indebiteranno per accedervi.

La Fda cerca di evitare nuovi casi simili a quello della lomustina

Il caso della lomustina rischia però di non essere l’unico. Ci sono numerosi farmaci off patent che non sono stati genericati e che, dunque, non temono una concorrenza sul prezzo da parte degli equivalenti. Il Wall Street Journal scrive che l’Fda, anche per rispettare l’intenzione del presidente Trump di abbassare i prezzi dei medicinali, sta accelerando il processo di revisione di oltre 300 farmaci senza più copertura brevettuale che potrebbero dare vita a nuovi casi simili a quello dell’antitumorale commercializzato da NextSource.

D’altronde, in un periodo in cui alcune terapie breakthrough arrivano a costare diverse centinaia di migliaia di dollari (si pensi alla terapia genica tisagenleuclel di Novartis, che negli Usa costa 475 mila dollari, o alla nuova gene therapy approvata dalla Fda per una malattia degli occhi, con costi potenziali intorno al milione di dollari), non c’è da stupirsi se gli enti regolatori faranno ancora più sforzi per rendere il più possibile accessibile i farmaci innovativi.

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Redazione Fedaisf

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