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L’ALTRO TERREMOTO DELL’AQUILA

L’AQUILA – C’è chi piange e c’è chi ride. Nel mondo del lavoro post terremoto ci sono tante situazioni in bilico, mentre qualche azienda potenzia, produce e si tiene stretto i propri dipendenti. Tra le aziende che assolutamente non ridono c’è la Transcom che ha chiuso i battenti tra polemiche e proteste. «I toni accesi sono comprensibili, ma ora qualsiasi proposta deve essere finalizzata a concretezza e realismo». Così il direttore generale Roberto Boggio, commenta le reazioni furiose di lavoratori e politici aquilani contro la mancata riapertura della sede del call center, con la mobilità per circa 360 dipendenti. «Prendiamo atto – aggiunge Boggio – del sincero e appassionato intervento di tutte le istituzioni e delle parti sociali. Non vogliamo prendere in giro nessuno, ma le imprese private non si tengono in piedi solo con le parole. Servono lavoro e conti in regola, per garantire la stabilità d’impresa di lungo termine». Il primo incontro tra l’azienda, i lavoratori e i sindacati si terrà oggi, alle 10 presso la sede di Confindustria L’Aquila.
Altra azienda che sta compiendo delle manovre anomale è la Selex, fornitore globale di tecnologie avanzate nel campo dell’elettronica per la difesa, una società controllata al 100% da Finmeccanica e che occupa, o meglio occupava all’Aquila 150 persone. Dopo il terremoto, vista la sede ex Italtel inagibile, i dipendenti sono stati collocati in cassa integrazione per 13 settimane. Una volta passata l’emergenza è stato chiesto di rientrare, su base volontaria, però nelle sedi di Chieti e Pomezia. Per il capoluogo l’azienda ha previsto tre tappe: rientro in altre sedi con presidio all’Aquila; rientro all’Aquila in una sede provvisoria; ricostruzione di un nuovo stabilimento. «La fase 1 – dicono le Rsu – è stata interpretata in maniera "parziale": a Chieti e pomezia sono state subito realizzate le strutture per ospitarci utilizzando anche piani degli edifici non usati; stessa cosa a Pomezia». Riassumendo tra tutti i metri quadrati inutilizzati dei locali ex Italtel, l’azienda ha accettato di prendere in comodato gratuito 400 metri quadrati (l’ex Italtel è di circa 6 mila) già adibiti a uffici presso la Cn System (azienda del gruppo Compel); in questo spazio dovrebbero tornare 40 dipendenti a partire dal 15 giugno. «Il nostro timore – concludono le Rsu – è che le sedi di Chieti e Pomezia diventeranno definitive».
Tra le aziende particolarmente vicine al territorio c’è invece la Sanofi Aventis. Sessanta giorni dopo il sisma, lo stabilimento farmaceutico di Scoppito è totalmente operativo e il gruppo ha avviato il Piano casa che prevede la realizzazione, entro l’estate, di 120 moduli abitativi per circa 500 persone. Dopo aver allestito una tendopoli per i dipendenti e i loro familiari, il gruppo ha avviato la realizzazione di un complesso residenziale temporaneo che sorgerà a Scoppito, su un terreno sicuro dal punto di vista idro-geologico.
Intanto arriva una goccia di speranza nel deserto occupazionale. La Galbani, una tra le più importanti aziende alimentari d’Italia, ha sostenuto in tutti i modi l’unico dipendente dell’Aquila, il distributore di alimenti. Innanzitutto ha mantenuto il posto di lavoro, inoltre i 2 mila dipendenti del Gruppo hanno raccolto un corposo fondo che è stato consegnato al collega aquilano. Di più. L’azienda ha aggiunto un’ulteriore grossa somma di denaro e l’assegno lo ha consegnato direttamente al dipendente durante una conviviale all’Aquila offerta dalla Galbani alla quale hanno partecipato anche tutti i familiari e un dipendente in pensione. «Mai vista una cosa del genere – ha detto il dipendente aquilano – la Galbani si è dimostrata di una signorilità unica».
Agenzia delle

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