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Merck Sharp & Dohme lascia l’Italia?

 Lo stabilimento Merck di Pavia

Chiusura nel 2012 o cessione dello stabilimento di Comazzo (Lodi) dove sono occupate oltre 130 persone, futuro incerto per quello di Pavia (270 persone circa), cessione di una struttura di informazione medico-scientifica con 223 dipendenti, trasferimento della sede a Roma con 91 esuberi individuati su 238 occupati a tempo determinato e no.

È il quadro di razionalizzazione in Italia della multinazionale farmaceutica Merck Sharp & Dohme dopo l’acquisizione di Shering Plough che ha dato vita al secondo gruppo farmaceutico mondiale.

Lo scenario è stato illustrato ieri dai vertici del gruppo al ministero dello Sviluppo Economico nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali. Il processo di integrazione dovrebbe concludersi entro il prossimo maggio.

Secondo quanto si è appreso, lo stabilimento di Comazzo, di cui era stata già annunciata la chiusura nel 2012, potrebbe essere rilevato da acquirenti al momento ancora ignoti. Più incerta sarebbe invece la sorte dello stabilimento di Pavia, per il quale non sarebbe ancora stato deciso il futuro assetto.

Anche per la struttura di informazione medico-scientifica si profila una cessione. Una azienda italiana avrebbe manifestato interesse per il farmaco promosso, il Vytorin (utilizzato per ridurre il colesterolo), ma il processo di integrazione ha già causato l’uscita di un migliaio di informatori e di altro personale, la cessione del centro di ricerca IRBM di Roma e di due aziende figlie.

Nei mesi scorsi le organizzazioni sindacali avevano già sottolineato l’alto prezzo pagato in Italia per le ristrutturazioni delle multinazionali straniere: da un lato riduzione di personale, dall’altro il ridimensionamento delle attività alla sola commercializzazione dopo il trasferimento di ricerca e produzione in altri Paesi.

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