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Sanità bocciata dagli italiani

 Il 68,5% degli italiani si dichiara insoddisfatto del sistema sanitario nazionale. È quanto emerge da un sondaggio del centro studi «Sintesi», presentato oggi a Montecitorio in una conferenza stampa dalla presidente del Circolo delle libertà Michela Brambilla. Dai dati del sondaggio emerge che solo il 31,5% degli italiani si mostra soddisfatto del funzionamento della sanità pubblica. I problemi più gravi, per gli italiani, sono la lunghezza dei tempi d’attesa, segnalata dal 29,2% del campione, le carenze del personale (12,8), la spesa a carico dei cittadini (11,7), la scarsa qualità dei servizi (10). Il costo delle prestazioni è giudicato come eccessivo dal 59% degli italiani; un 36% lo giudica adeguato e il 5% basso. Ma sono i nuovi ticket sul pronto soccorso e sulle visite specialistiche a innervosire gli italiani. Di fronte alla necessità di pagare la visita in pronto soccorso per i casi meno gravi (il cosiddetto codice bianco), gli italiani che esprimono il loro disaccordo sono il 47%, ai quali si aggiunge un 14,4 che dichiara di essere poco d’accordo. Plebiscitario il no ai ticket per le visite specialistiche: i contrari sono il 79%, i favorevoli solo il 21. Ma di fronte alla domanda se, per effetto del nuovo balzello sulle visite, si deciderà di passare al settore privato, solo il 26,9 dice di essere pronto a compiere il salto, mentre un 6,3 dice addirittura che rinuncerà a farsi visitare. «I nuovi ticket sulla sanità – ha detto Michela Brambilla – sono scandalosi, anche perchè scaricano sulle spalle dei cittadini i costi di una spesa sanitaria fuori controllo». A questo proposito, ha promesso, il Circolo delle libertà «farà le pulci ai bilanci delle aziende sanitarie, individuerà gli sprechi e farà i nomi dei dirigenti inetti che devono andare via, a prescindere dalle tessere politiche che hanno in tasca». Al suo fianco, una rappresentanza dei sindacati e delle associazioni mediche. Secondo Nirvana Nisi, della Uil, «i ticket introdotti dal governo sono iniqui e vanno rapidamente aboliti». Sergio Betti, della Cisl, ha chiesto la sospensione delle nuove misure. Michele Poerio, del coordinamento dei primari ospedalieri, ha lanciato una provocazione: «Visto che i ticket servono per coprire le spese sanitarie fuori controllo di alcune regioni, come il Lazio, la Liguria, la Sicilia, la Sardegna, la Campania e l’Abruzzo, perchè non vengono fatti pagare solo lì?» Contro tutti i ticket ospedalieri («ma non a quello sui farmaci, l’unico modo per contrastare la tendenza a comprare medicinali al solo scopo di riempire l’armadietto di casa») si è detto il vicesegretario del sindacato medici italiani Francesco Medici. Mentre Giuseppe Greco, rappresentante dei medici di famiglia, ha espresso la sua «forte perplessità » sui ticket per il pronto soccorso, invitando però a non considerare la sanità pubblica italiana come «tutta da buttare». Da Il Giornale 26-01-07
 

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