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Sanità: un patto per la spesa

Un nuovo «Patto» sulla spesa sanitaria entro fine giugno. Con piena «responsabilità» delle Regioni sui deficit, il finanziamento di livelli di assistenza «soddisfacenti e coerenti con la condizione del Paese», il rispetto del «risanamento dei conti pubblici». Se i governatori accetteranno, per le sei Regioni con disavanzi 2005 da 4,2 miliardi potrebbe non scattare a luglio la stangata delle addizionali Irpef e Irap. Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, tende la mano alle Regioni sulla partita dei deficit sanitari. Ma pretende il massimo rigore: vanno corretti «gli aspetti problematici emersi dall’esperienza degli ultimi anni».

Primo confronto ieri a via XX Settembre tra Padoa Schioppa, Livia Turco e Linda Lanzillotta e i sei governatori (Lazio, Campania, Liguria, Abruzzo, Molise e Sicilia) con i conti in rosso, accompagnati da Vasco Errani (Emilia Romagna). Un confronto che si concluderà a fine giugno con l’esame dei piani di rientro che le Regioni stanno cercando di correggere. Ma i tempi sono strettissimi: al nuovo «Patto», ha ammesso Errani, si lavorerà «a tappe forzate». Padoa Schioppa ha ricordato i vincoli di bilancio con la Ue: la linea del «rigore» non si tocca. E senza sconti, perché serve un’operazione di risanamento alla radice. E magari si potrà discutere tempestività e pluriennalità del risanamento. Anche senza rischiare cartolarizzazioni. Tutti elementi che finiranno nel nuovo «Patto» (che potrebbe far parte della manovra di luglio) anche con nuovi meccanismi per il rientro dal deficit, dal 2005 in poi. La partita delle addizionali, secondo primi calcoli, vale per le sei Regioni circa 1,7 miliardi. E su questa somma l’Economia non transige. Di qui la richiesta perentoria: senza addizionali, ciascuna Regione dovrà comunque trovare pari entrate alternative a carico del proprio bilancio. Somme imponenti: al Lazio servono 600 milioni, alla Campania 350, alla Sicilia circa 400, all’Abruzzo 90, al Molise 50, alla Liguria almeno 200 milioni.

Turco: salvare il rapporto spesa/pil. Parlare di cifre «è prematuro», ha detto intanto ieri da Genova la Turco, al congresso dell’Anaao. Ma sul rapporto spesa sanitaria/Pil non devono
esserci «arretramenti». Il tutto, però, tenendo ferma la barra del rigore e della massima «responsabilità» delle Regioni. Premiando quelle «virtuose» e «accompagnando» quelle in difficoltà. L’efficienza e la lotta agli sprechi, ha aggiunto il ministro, dev’essere la stella polare, altrimenti non potrà mai esserci il salto di qualità per il Ssn. Di più, ha aggiunto la Turc gli investimenti in Sanità possono essere un volano decisivo per l’economia del Paese. E, per questo, la scommessa è di scrivere la parola «investimenti nel prossimo Dpef», per avviare un piano pluriennale concordato con le Regioni, come ha chiesto anche il coordinatore degli assessori alla Sanità, il toscano Enrico Rossi.

Che la lotta agli sprechi e quella della trasparenza contbile possa essere una via maestra decisiva, lo ha sottolineato, sempre da Genova, il presidente della commissione Sanità di Confindustria, Guido Riva: gli sprechi, secondo le prime stime, valgono circa il 15% della spesa sanitaria annua. Come dire che, eliminandoli, si azzererebbero tutti i deficit, ha detto Riva, ribadendo il «no» assoluto degli industriali a eventuali ritocchi all’insù delle addizionali Irap. La partita, insomma, è quella di un nuovo «Patto», al quale le industrie del settore sono pronte a partecipare, ha concluso il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé.

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