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Una sera con il popolo dei no-vax: “Non ci fidiamo più”. N.d.R.

Cercano certezze e portano i figli al dibattito ma poi li lasciano a giocare in un’altra stanza

FEDERICO CALLEGARO – Pubblicato il 15/10/2017 – LA STAMPA Torino

«Ci hanno preso in giro tutti per così tanto tempo che ora non riusciamo più a credere a nessuno». Con una sola frase detta alla fine di una chiacchierata nata sulle scale dello SpazioQuattro, locale circoscrizionale di via Saccarelli 18, una signora di 70 anni, arrivata con un’amica sua coetanea, prova a condensare mesi di dibattito sui vaccini, sulle bufale del web, sulla post-verità. Dentro l’edificio il gruppo «Libertà di Scelta vaccinale Torino» sta proiettando il documentario no vax di Ambra Fedrigo «Il ragionevole dubbio», e le due signore sono venute proprio per coltivarlo questo dubbio. Il loro non è il profilo medio degli spettatori (le quaranta persone in sala sono quasi tutte più giovani, donne incinte o genitori con figli al seguito e sono di cultura medio alta) ma è parlando con loro che ci si rende conto che intorno al dibattito nato sui vaccini non c’è solo il tema della salute dei propri figli in età scolare, ma anche quello della fiducia nei confronti di ciò che ci circonda, in una accezione quasi filosofica.

Come facciamo a dar credito a quello che ci dicono i politici che ci governano e che fanno leggi come questa? – chiede la signora, riferendosi al decreto Lorenzin -. Sappiamo benissimo che il mondo gira intorno a chi detiene il potere economico e le industrie farmaceutiche sono potenti. E questo influisce sia sulla scienza che sulla politica». Per la donna, poi, che i vaccini facciano male è provato dal video che ha appena guardato: «Tanti medici intervistati lo spiegano chiaramente. È un’evidenza scientifica».

La sala è a prevalenza femminile (circa due terzi dei presenti sono donne) e molti spettatori hanno portato i figli, che però rimangono in un’altra stanza a giocare durante tutta la proiezione. Tante anche le mamme in dolce attesa e il discorso che tiene maggiormente banco tra i gruppetti, prima che le luci si spengano, gira intorno a come fare con i documenti relativi ai vaccini da presentare a scuola e come comportarsi quando inizieranno le verifiche delle auto-certificazioni.

«Il dibattito si è troppo polarizzato ed è diventato politico – spiega un genitore, arrivato con la compagna -. La colpa è principalmente da addebitarsi a una legge che insiste sulla coercizione e l’obbligo e che lega quella che dovrebbe essere una libera scelta alla possibilità di iscrivere i propri figli a scuola». Ma tra i presenti c’è anche chi è contrario ai vaccini, tutti, e non soltanto per le modalità imposte del ministero: «Dentro ci sono metalli pericolosi – sostiene convinta una signora arrivata da sola -. Per realizzarli hanno utilizzato le cellule di un bambino abortito da una donna internata in un manicomio negli Anni 70».

Al netto di pochissime eccezioni, però, l’uditorio è particolarmente moderato: scarsa fiducia verso le autorità, paura nel vaccinare figli troppo piccoli, timore di praticare più vaccini in una sola volta, sono i dubbi più comuni. È uno scarto notevole, quindi, quello che si nota tra gli spettatori del video e il documentario stesso, non appena inizia la proiezione: se i genitori arrivati in zona San Donato hanno timori, nel documentario trovano certezze senza contraddittorio. Interviste a madri con figli che si dichiarano danneggiati dai vaccini, medici che spiegano come i metalli contenuti nei farmaci provochino l’autismo, insegnanti che raccontano che per evitare le malattie sia sufficiente bere «acqua pulita», sono parte del corpus principale dell’opera, che inframmezza le domande agli esperti con video di draghi che sputano fuoco e musiche crepuscolari.

«È incredibile come si diffondano certe convinzioni – commenta, riferendosi al dibattito sui vaccini, una ragazza che si è mischiata tra il pubblico per scrivere la sua tesi sulla post-verità -. Oggi fake news e ricerca scientifica, entrambi reperibili con gli stessi motori di ricerca, finiscono per diventare la stessa cosa».

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N.d.R.: In un recente convegno la ministra Lorenzin ha affermato che la salute a Roma è la peggiore d’Italia e se Roma è amministrata dalla Raggi allora la salute peggiore di Italia è colpa della Raggi.

Se Roma è “piena di droga”, come ha dichiarato ancora la ministra Beatrice Lorenzin, e la Raggi è il sindaco di Roma allora presumibilmente è la Raggi è che spaccia droga a Roma.

La Raggi avrà tante colpe, ma questo modo di ragionare ha un solo nome: “malafede”, ovvero il modo in cui certi partiti ingannano noi cittadini non dicendo le cose come stanno al fine di indebolire i loro concorrenti elettorali e di aumentare i voti degli sprovveduti in loro favore.

Risultati immagini per lorenzin ricciardiI Comuni hanno perso da tanti anni le titolarità gestionali e organizzative in materia sanitaria e sono le Regioni e il governo a fare il bello e il cattivo tempo. Se poi Roma è piena di tossicodipendenti e i servizi per curarli non sono finanziati, allora i tagli del governo e della Regione Lazio sono la causa del gran numero di tossicodipendenti.

Le frasi sensazionaliste poi pronunciate da Walter Ricciardi a sostegno delle affermazioni della Lorenzin (“L’unica capitale d’Europa ad aver peggiorato i propri indicatori di salute”; “Tutti gli indicatori, da quello più solido che è l’aspettativa di vita e la mortalità infantile a quello per patologie tumorali, fanno riscontrare un peggioramento della situazione dei cittadini romani rispetto al resto di Italia”) sono del tutto ingannevoli, quindi molto poco scientifiche: vengono proposte come assolute mentre andrebbero valutate come relative ad una serie di dati comparativi di contesto che mancano del tutto. Le affermazioni di Ricciardi sono di fatto politiche non scientifiche.

Altro esempio è la continua propaganda di stato a favore dei generici, ma se non decollano come vogliono è perché i pazienti si rendono conto che eccipienti diversi o qualità diverse comportano una diversa biodisponibilità dei due farmaci, cioè efficacia diversa e si rendono conto, i pazienti, che il risparmio tanto decantato per le casse del servizio sanitario (da destinare al miglioramento dei servizi) è una tesi che non regge perché la differenza tra il farmaco originale e quello equivalente lo paga il cittadino di tasca propria e non c’è nessun miglioramento di servizi, anzi!

Tutto ciò comporta un disorientamento nei cittadini che non riescono più a discernere la verità dal falso.

Se la scienza è senza autonomia e la politica se ne può servire a suo piacimento allora secondo la regola transitiva la scienza come la politica è destinata a perdere la fiducia della gente. E questo non è un problema ma una tragedia della quale nessuno sembra preoccupato. I no vax sono solo una conseguenza di questa deriva.

Redazione Fedaisf

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