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Un compratore per il centro Gsk Verona

 

Potrebbe essere rilevato da un investitore estero il centro di ricerche GlaxoSmithKline (Gsk) di Verona, di cui l’azienda britannica ha annunciato la chiusura nei mesi scorsi, sollevando le proteste dei circa 600 scienziati che vi operano. Ricercatori che, se la struttura dovesse chiudere, sarebbero costretti a emigrare all’estero dato il tipo di specializzazione del lavoro nei laboratori Gsk, che potrebbe non trovare sbocco in Italia.

Ma, a quanto apprende Pharmakronos, al tavolo tecnico che si è tenuto ieri nella sede del ministero dello Sviluppo economico per vagliare la situazione, era presente anche l’investitore interessato al rilevamento del Centro: l’americana Aptuit, che si occupa di servizi per lo sviluppo della ricerca sui farmaci. Al tavolo, guidato dal direttore generale del ministero dello Sviluppo economico, Andrea Bianchi, hanno partecipato tecnici del ministero della Ricerca, della Salute e del Welfare, oltre a una delegazione della Gsk.

Durante l’incontro si è parlato di un’ulteriore possibile soluzione alla chiusura del centro di ricerche veronese: l’adozione di un modello di partnership pubblico-privata, anch’esso al vaglio degli esperti. Il tavolo ha comunque concesso un mese di tempo alla Aptuit, ma anche ad altre aziende interessate al rilevamento della struttura non presenti al ministero dello Sviluppo economico, per presentare un dettagliato piano industriale. Il rilevamento del centro di ricerche da parte di un investitore straniero dovrebbe comportare il mantenimento del posto di lavoro dei ricercatori Gsk. "Qualsiasi notizia che parli di una possibile risoluzione del problema non può che essere positiva". E’ il primo commento di Alberto Morselli, segretario generale Filcem-Cgil. "Noi abbiamo bisogno di sostanza – dice – e di soluzioni che vadano nella direzione della salvaguardia dell’integrità della ricerca.

L’interesse di un compratore straniero nei confronti della struttura veronese è per noi una buona notizia, anche se si dovranno verificare la credibilità e la fattibilità del piano industriale. In ogni caso, se un investitore straniero si è fatto avanti – conclude – avevamo ragione nell’affermare che si tratta di un centro di ricerche d’eccellenza".

"E’ ancora troppo presto per dare delle indicazioni affidabili – evidenzia Sergio Dompé, presidente di Farmindustria – ma sono fiducioso. Anche perché la Glaxo si sta comportando bene. A quanto ne so ci sono anche altri investitori

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