Big Pharma on the run from Alzheimer's research

Con l’invecchiamento della popolazione e il moltiplicarsi dei casi di demenza, l’Alzheimer sembrava un’opportunità d’investimento promettente per le aziende farmaceutiche. Ma ora, evidenzia un’analisi sull’Independent, i colossi del farmaco sembrano ripensarci: il fallimento di una serie di studi su candidati farmaci promettenti, rivelatisi inefficaci, ha portato molte aziende a giudicare la ricerca di una cura contro la demenza troppo difficile e costosa.

Almeno cinque studi negli ultimi cinque anni hanno prodotto risultati deludenti. Quest’anno un trial su Dimebon, sostenuto da Pfizer, non ha dimostrato alcun beneficio. Con qualcosa come 750 milioni di dollari di investimenti persi dall’azienda. A luglio poi bapineuzumab, sviluppato da Elan in collaborazione con Pfizer e J&J, non ha mostrato un impatto sui sintomi della malattia. Una delusione sperimentata ad agosto da Eli Lilly, che ha riferito il fallimento di solanezumab, il secondo farmaco anti-Alzheimer ‘flop’ in due anni.

In 2010, then, tests on semagacestat even showed a worsening of symptoms. A series of missteps that have dealt a serious blow to the confidence of drug makers in the field of neuroscience.

Result? The recession has put pressure on pharmaceutical makers worldwide, but neurosciences have been hit hard, with AstraZeneca, Pfizer, Merck, Sanofi, Novartis and GSK downsizing European departments.

Parlando in una conferenza organizzata dallo Science Media Centre britannico, Eric Karran, direttore di ricerca di Alzheimer Research GB, ha sottolineato che "le neuroscienze sono un’area molto impegnativa. Tutte le aziende stanno perdendo posti di lavoro, ma le neuroscienze hanno il più alto tasso di logoramento".

Margherita Lopes – 24 settembre 2012 – PharmaKronos

 

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