PATIENTS SUFFERING from the chronic GREED of the PHARMACEUTICAL INDUSTRY

Oltre due medici americani su cinque prescrivono un farmaco di marca anche quando sono convinti che il generico sarebbe altrettanto efficace, solo perché il paziente lo ha chiesto espressamente: è questo uno dei risultati più significativi di un’ampia indagine pubblicata online dalla rivista Jama Internal Medicine. L’indagine, diretta da Eric Campbell dell’Università di Harvard, ha contattato circa 3.000 medici appartenenti a sette diverse specialità (medicina interna, medicina generale, pediatria, cardiologia, chirurgia generale, psichiatria e persino anestesia), due terzi dei quali hanno risposto. «La prescrizione di farmaci di marca quando sono disponibili i generici genera spese mediche non necessarie, il cui costo è sopportato dal pubblico» premettono gli autori, che hanno cercato di quantificare il fenomeno e di individuare i principali fattori associati. I medici più propensi ad accondiscendere alle richieste dei pazienti sono apparsi quelli con 30 o più anni di carriera alle spalle (lo ha fatto spesso o alcune volte il 43% di loro, rispetto al 31% dei colleghi attivi da meno di dieci anni) e in generale quelli che accettano dall’industria campioni, cibo e bevande, e incontrano di persona gli informatori farmaceutici. Un’altra differenza significativa è stata osservata tra i medici che lavorano da soli (o in coppia) e quelli inseriti in uno staff ospedaliero o universitario: tra i primi la percentuale dei camici bianchi propensi ad accettare senza una giustificazione clinica la richiesta del paziente è addirittura del 46 per cento, mentre tra i secondi del 35%. «Anche se non siamo in grado di provare una relazione di causa-effetto tra le attività di marketing dell’industria e le abitudini prescrittive, a livello fondamentale questi dati suggeriscono che il marketing dell’industria funziona» conclude Campbell.

JAMA Intern Med. 2013;():1-3

9 gennaio 2013 – DoctorNews

 

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