THE PHARMACEUTICAL SIZE

Marco Malagutti

Nell’ultimo mese, come riportato dal Sole 24 Ore, è stato uno stillicidio. Pfizer, Astrazeneca, Wyeth, Roche, Merck Sharp&Dohme, hanno annunciato ridimensionamenti produttivi e della forza lavoro. E non sembra finita qui. Sono almeno mille gli esuberi da parte di aziende farmaceutiche che hanno annunciato ridimensionamenti produttivi e della forza lavoro, ma a fine anno supereranno quota 2500 portando i tagli oltre i 5000 previsti in 2 anni. Tagli che partono dagli informatori scientifici, anello debole della catena farmaceutica, e si estendono a tutta la forza lavoro.

I numeri rendono in maniera chiara il quadro della situazione. AstraZeneca ha annunciato 315 esuberi in Italia tra la forza esterna e la sede milanese. La riduzione del personale è stata così ripartita: 221 addetti nel settore Primary Care, 41 nello Speciality Care, 5 nella linea Kam/Ram, 9 in altri ruoli sul territorio e 39 nella sede centrale. Poi è stata la volta di Roche che ha annunciato una riorganizzazione che prevede la riduzione complessiva di 82 posizioni. Un provvedimento che non riguarda la sede di Monza, della divisione Pharma, ne Roche Diagnostics, la divisione dedicata ai prodotti diagnostici del gruppo. Le precise modalità e la tempistica sono in via di definizione in concertazione con le organizzazioni sindacali. E proprio in un incontro coi sindacati, Ugl Chimici per la precisione, Pfizer ha annunciato la sua riorganizzazione interna, una riorganizzazione con rilevanti ricadute occupazionali per gli informatori scientifici del farmaco, ad oggi, riferisce una nota Pfizer, non quantizzabili, non essendo ancora definito il piano di sviluppo industriale. Sempre Ugl poi ha riferito la mobilità per 207 lavoratori della Wyeth, tra informatori scientifici del farmaco e interni allo stabilimento di Aprilia. Sul fronte Merck Sharp&Dohme, la multinazionale farmaceutica americana, in un programma internazionale di taglio sul personale ha annunciato in un programma internazionale di taglio sul personale, la chiusura dello stabilimento di ricerca IRBM P. Angeletti, a Pomezia, che occupa oltre 196 lavoratori. Un effetto a cascata che segue l’onda internazionale. La britannica Glaxo, per esempio, ha annunciato che entro fine anno ridimensionerà con circa mille tagli la propria forza vendite negli Stati Uniti, una riduzione pari al 12% che porterà da 8500 a 7500 i dipendenti USA. Le cause dei tagli, ora, evidentemente,acuite dalla crisi dei mercati sono quelle sempre evocate: l’addio ai farmaci blockbuster, i brevetti che si esauriscono e i generici che conquistano sempre più spazio e vendite. Su quest’ultimo punto, peraltro, va segnalato  l’intervento di Giorgio Foresti, presidente di Asso Generici, che commentando i tagli effettuati o programmati da molte aziende in Italia ha dichiarato "L’erosione di quote di mercato da parte dei generici viene descritta dai produttori di specialità come se si trattasse di una calamità imprevedibile. Niente di più lontano dal vero. In realtà, che il farmaco equivalente arriverà lo si sa con il massimo anticipo possibile: all’atto del deposito di brevetto si sa con certezza quando scadrà. Non si tratta quindi dell’impossibilità di prevedere ma dell’incapacità di prepararsi a un evento atteso. Nella vita di un prodotto, qualsiasi prodotto, giunge il momento in cui l’utilità economica diminuisce drasticamente per l’arrivo di concorrenti e il produttore predispone con il dovuto anticipo le opportune contromisure. Perché ciò non accade nel comparto farmaceutico?". Ma al di là dell’individuazione dei colpevoli quello che conta ora è trovare dei rimedi. La crisi sta per arrivare al Ministero per lo sviluppo economico, con un incontro sollecitato da tempo da Farmindustria e da

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