Financial market

Se si ha tempo a disposizione per far decantare la crisi finanziaria in atto, può essere utile far spazio in portafoglio a queste società; a svantaggio, magari, di titoli di settori più penalizzati dalla crisi, come quelli finanziari. Attenzione però a come scegliere questi titoli: molti sono quotati a New York o a Londra e quindi denominati in dollari e sterline, fattore di rischio per chi non si copre dalla valuta. È il caso di ricordare che in caso di recessione non si può certo sperare che questi settori crescano, visto che risentono come altri dei costi dei trasporti e delle materie prime. Tuttavia queste società potranno contare sulla crescente necessità di cure mediche nei paesi industrializzati, in cui l’invecchiamento della popolazione è maggiore; e sull’allargamento della distribuzione di farmaci ai paesi emergenti, soprattutto in Cina e India. Da dove i colossi europei del settore ricavano già una porzione considerevole del loro fatturato: il 30% per Sanofi, il 29% per Novartis e il 28% per Glaxo SmithKline.

19 novembre 2011  Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/qmLIG

Cosa fare se si hanno già i titoli farmaceutici in portafoglio?

La selezione tra le società è indispensabile, se si punta a quelle che saranno in grado di sopravvivere o di reggere meglio degli altri gli scenari foschi cui ci troviamo davanti. La presenza sui mercati tradizionali, come Usa, oppure emergenti come la Cina è fondamentale. In questo caso, la dimensione appare fondamentale, viste l’agilità con cui questi colossi approcciano mercati complessi. Per capire quali titoli hanno oggi più chances di resistere alle ondate recessive che si avvicinano, attenzione ai multipli di bilancio. In particolare il dividend/yield (rapporto tra dividendo e prezzo dell’azione) che indica la capacità della società di produrre profitti: con una media di mercato del 4,5%, AstraZeneca presenta il 6,2%, Sanofi il 5,6% e Glaxo il 5%. Con la prima che, per gli analisti di Credit Suisse, ha prospettive di crescita negative da qui al 2015 del 3,9%; mentre la danese Novo Nordisk mostra oggi un dividend yield del 2,1% ma con crescita del fatturato del 9,5% fino al 2015 e un utile per azione del 17,9%

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