Not drugs, but consumer goods

Cari colleghi in questi giorni è un gran parlare su tutti i siti web e sui giornali dell’accordo fra Farmindustria e Poste per la consegna a domicilio dei farmaci. Molte strutture hanno già esposto la loro posizione di disaccordo a questo nuovo scellerato patto che di fatto trasformano il farmaco, bene prezioso ed indispensabile ai malati quale una mera merce di consumo.
Gli addetti al servizio di informazione scientifica, purtroppo hanno visto in questi anni lentamente ed inesorabilmente decrescere la loro professionalità a scapito di un marketing sempre più arrembante, mentre stuoli di sindacalisti lontanissimi dalla nostra professione forse per dabbenaggine o per ignoranza in materia hanno da sempre avvallato le mire commerciali delle aziende relegando il farmaco a puro mezzo di consumo.  
Insomma sta di fatto che per le aziende farmaceutiche la partita che vede il farmaco come un qualsiasi altro prodotto è quasi vinta. Ed adesso questa ciliegina sulla torta. Il farmaco dovrebbe essere consegnato a casa dal paziente da un ignaro postino che nulla conosce di quanto sta facendo, il ruolo dell’isf quale controllore degli eventuali eventi avversi verrebbe completamente saltato, quello del farmacista, dispensatore del farmaco ed anch’esso controllore di posologie, eventi avversi e controindicazioni andrebbe a farsi friggere, per che cosa ?
Semplicemente per aprire un nuovo canale distributivo, più diretto fra produttore (azienda farmaceutica) e consumatore (malato). E’ un segno dei nostri tempi. Non esiste più alcuna remora e si cercano tutte le possibili scappatoie più o meno legali per fare business. Alle aziende farmaceutiche stanno stretti certi lacciuoli burocratici e normativi. (Bisogna comprendere le loro esigenze, si tratta pur sempre di business).
Pure in Parlamento qualche dubbio sulla validità di questo accordo è stato sollevato, solo il ministro della Salute è sembrato convinto che tutto vada bene così. Siamo alla follia. Tra poco se si permetterano  questi scempi, cosa altro dovremo vedere ? I pescivendoli o i fruttivendoli vendere compresse, colliri e supposte al peso sulle bancarelle dei mercati come se fossero frutta o verdura ?
E quale senso dovrebbe ancora avere il medico, l’informatore scientifico ed il farmacista ? Nessuno,infatti per fare solo Business e non preoccuparsi della salute e del benessere in toto a cosa servono queste obsolete figure ?
Attenzione,cari colleghi, amici e lettori perché quanto si sta prospettando è veramente assurdo.
Umberto Alderisi
04.02.2011

Exit mobile version