A PAVIA PROGETTO A TRE SULLO STATO VEGETATIVO

Sono esseri umani e si deve continuare a trattarli come tali. Di più. Sono malati su cui la ricerca deve investire perché hanno la possibilità magari non di guarire completamente ma sicuramente di migliorare le loro condizioni di salute e di vita. È questa la consapevolezza che sta alla Dase del nuovo progetto scientifico pronto a partire a Pavia e che riguarda i malati in coma vegetativo o in stato di minima coscienza da almeno sei mesi. Una «popolazione» in aumento, spesso anche molto giovane, diretta conseguenza degli incidenti stradali e delle stragi del sabato sera. Il progetto pavese si incastona nella scia dell’Andrew Owenpensiero e dello studio recentemente pubblicato su Nature in seguito al lavoro dell’equipe dell’Università del Wìskonsin. E frutto dell’impegno congiunto di tre strutture che abbinano cura e ricerca e che, nel raggio di neppure un chilometro, danno vita alla cittadella sanitaria pavese: Policlinico San Matteo, Istituto Mondino e Clinica Maugeri. L’ideatore del progetto è Carlo Alberto Redi, direttore scientifico del San Matteo, ricercatore di fama mondiale. La sua intuizione è stata condivisa e poi sviluppata anche dai direttori scientifici di Mondino e Maugeri e dalle équipes congiunte delle tre strutture sanitarie. Si tratta tecnicamente di impiantare degli elettrodi nella zona più reattiva del cervello (il talamo), quindi di procedere alla stimolazione e di studiare le evoluzioni neurologiche. Il lavoro verrà portato avanti insieme, ma con ruoli divisi in base ai carismi propri di ogni singola struttura: il San Matteo curerà tutta la parte legata all’impiantologia, il Mondino seguirà gli aspetti neurologici pre e post-stimolazione, mentre dall Unità Risvegli della Maugeri proverranno i pazienti selezionati per poi ritornarvi dopo l’intervento. Tutto è già pronto. I Comitati di bioetica di San Matteo e Mondino hanno dato il nulla-osta, intervenendo solo per definire l’arco anagrafico dei pazienti da selezionare: età compresa tra i dieci e i sessantacinque anni. Manca però ancora il lasciapassare del Comitato della Maugeri. L’incertezza non è legata all’impianto scientifico del progetto, bensì alla questione del consenso informato. D 22 settembre è in programma una riunione congiunta dei tre Comitati, per un confronto a viso aperto. Poi si partirà. In caso di ritardo del Comitato della Maugeri, i pazienti da utilizzarsi per il progetto cominceranno a essere selezionati all’interno dell’Unità Risvegli di una struttura vicina a Pavia. Forse a Milano. «Non possiamo e non vogliamo fermarci – sottolinea Carlo Alberto Redi – perché Si tratta di un progetto troppo importante per il futuro di chi si trova in coma vegetativo. Il 22 settembre è alle porte, spero in una fumata bianca perché vorreiproprio che l’Unità Risvegli cui afferiremo fosse quella della Maugeri. Affinchè possa essere un lavoro tutto pavese». A difendere l’eticità del progetto interviene anche Gian Paolo Azzoni, che del comitato di bioetica del San Matteo fa parte come esperto in materia giuridica. «La sperimentazione proposta è positiva eticamente perché considera pazienti di questo tipo come persone nella loro pienezza-spiegaAzzoni-persone che devono essere curate e che possono migliorare anche in quella dimensione relazionale che è costitutiva dell’umano. Va segnalato poi che l’arruolamento di ogni paziente richiede il consenso informato (sempre revocabile) del proprio rappresentante legale (tutore o amministratore di sostegno). Dunque, anche sotto questo profilo i pazienti vengono considerati come persone portatrici di una dignità che nessuna autorità, seppure in buona fede e con le migliori intenzioni, può disconoscere». Il primo paziente sarà sottopo

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