Accordo da 6,3 miliardi sul Patto salute

V ia libera al «Patto per la salute » con 6,3 miliardi in più alle regioni nel 2010-2012 rispetto alla proposta del governo ma anche altri 4,7 miliardi per investimenti pluriennali nel Ssn. E sblocco di 23 miliardi dei programmi attuativi regionali (Par), finanziati con i Fas, che sbarcheranno presto al Cipe. Risultato doppio ieri a Palazzo Chigi, dove, assente Berlusconi, è stato Giulio Tremonti a siglare il «Patto» sulla sanità con i governatori, mentre l’accordo sui Fas raggiunto con Claudio Scajola ridà fiato al rilancio produttivo, agli investimenti e all’occupazione. «Risorse che si aggiungono a stanziamenti comunitari per 60 miliardi, che già stanno attivando forti flussi di spesa», ha dichiarato Scajola.

 

Dopo quattro mesi di rapporti istituzionali sostanzialmente in-terrotti, s’è riaccesa la luce nei rapporti tra Stato e regioni. «Ora ci sono le condizioni per una leale collaborazione –ha detto il rappresentante dei governatori, Vasco Errani, in riferimento alla sanità – . È un accordo importante, grazie al determinante impegno unitario delle regioni ». Soddisfazione condivisa da Rita Lorenzetti (Umbria), Romano Colozzi (Lombardia), Sandro Sandri ( Veneto). Commenti positivi anche dal Governo, con Tremonti che dopo aver tirato per mesi il freno della spesa, ha incassato la promessa che d’ora in poi i deficit di Asl e ospedali saranno solo a carico delle Regioni, in attesa che il federalismo fiscale dispieghi i suoi effetti. Soddisfatto, ma critico verso la gestione di questi mesi, il mini-stro Raffaele Fitto: «Si riporta alla corretta dialettica istituzionale un confronto che ha conosciuto un percorso reso inutilmente accidentato».

 

Ssn, governatori commissari. Parola d’ordine: «Le regioni devono assicurare l’equilibrio finanziario in condizioni di efficienza e appropriatezza ». È l’incipit dell’accordo sul «Patto», che sarà formalizzato nella Finanziaria 2010. Queste le dotazioni: 106,214 mld nel 2010 (+1,6 mld sulla proposta del governo), 108,563 nel 2011 (+1,71 mld), 111,657 nel 2012 (3 mld in più sul 2011). Ma attenzione: lo Stato si impegna ad accollarsi nel 2010 eventuali costi in più in caso di aumenti contrattuali superiori al riconoscimento della vacanza contrattuale e garantirà altri 4,7 mld per investimenti pluriennali in edilizia sanitaria, per la quale si potrà anche ricorrere ai Fas. Garantiti 400 mln per la non autosufficienza e 30 alle politiche sociali. Il giro di vite scatta su deficite piani di rientro. In caso di disavanzo sono confermati gli automatismi delle maxi aliquote Irap e Irpef, col blocco del turn overe lo stop a spese non obbligatorie. Se il disavanzo supera il 5% (non più il 7%), o è inferiore al 5% ma gli automatismi fiscali e le risorse regionali non bastano, scatta l’obbligo di presentare il piano di rientro (elaborato con Aifa e Agenas), da presentare entro metà giugno, che sarà valutato da una commissione nuova di zecca paritetica tra Stato e regioni, fermo restando il «tavolo» attuale all’Economia. Il piano sarà valutato dal Consiglio dei ministri: se insufficiente, o neppure presentato, scatta il commissariamento ad acta della sanità, ma solo in capo al governatore della regione stessa, e scattano tutti gli automatismi fiscali e sul personale,ma con l’aggiunta della sospensione dei trasferimenti erariali a carattere non obbligatorio e la decadenza dei manager di asl e ospedali. Il commissariamento dell’intera regione (sempre in capo al governatore della stessa) scatterà, dopo una diffida, in caso di inadempimento del piano. Da notare che per le regioni in disavanzo potrebbero essere usati anche i fondi Fas destinate alla programmazione regionale e «eventuali strument

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