Allarme di Big Pharma a rischio gli investimenti dei gruppi Usa in Italia

PARLA ANTONELLI, AD DI MERCK ITALIA E NUMERO UNO DELLA IAPG CHE RAPPRESENTA I GRUPPI AMERICANI DEL FARMACO NEL NOSTRO PAESE. “LE REGOLE CAMBIANO DI CONTINUO: TRE VOLTE SOLO NEGLI ULTIMI SEI MESI: NON SI PUÒ FARE INDUSTRIA COSÌ”

Christian Benna

Torino La cura rischia di uccidere il malato, lamentano sindacati e partiti anti-rigore. Ma a sentire le aziende del farmaco neanche il medico sta molto bene. Infatti le imprese del settore sono sul piede di guerra contro le politiche di austerity imposte dal governo Monti. A difesa del comparto, dopo gli interventi di Farmindustria e del presidente degli industriali Giorgio Squinzi, scende in campo anche Pierluigi Antonelli, amministratore delegato di Merck in Italia, (800 milioni di ricavi annui, 1.700 dipendenti e 2 stabilimenti di produzione) e rappresentante di Iapg, l’unione delle 16 imprese farmaceutiche americane nel nostro paese. «Quaranta manovre in dieci anni. Tre di queste negli ultimi sei mesi. E tutte tese ad abbassare la spesa farmaceutica. In questo quadro di regole, in continuo cambiamento, diventa impossibile fare industria in questo Paese ». Il farmaco a stelle e strisce in Italia vale 5 miliardi di euro di fatturato, 13 mila occupati e un volume di export pari a 1,3 miliardi, insomma una fetta rilevante dei 25 miliardi di produzione complessiva farmaceutica nazionale. Antonelli è in fiume in piena, perché –sostiene -così non si può più andare avanti. «In Italia le norme cambiano troppo in fretta, c’è un clima di provvisorietà e di incertezza che rende impossibile pianificare investimenti anche a medio termine». Lo sfogo arriva dopo l’approvazione del decreto Balduzzi che indica la strada alla revisione del prontuario terapeutico: l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) dovrà infatti concludere entro il 30 giugno 2013 la ripulitura della lista dei farmaci coperti dal servizio sanitario nazionale, spostando in Fascia C (a pagamento) quelli obsoleti o di dubbia efficacia. Per i farmaci giudicati efficaci ma troppo costosi scatterà invece il percorso alternativo della rinegoziazione del prezzo, ovvero se la trattativa al ribasso non andrà a buon fine – l’esclusione dal Prontuario entro il 31 dicembre 2013. «Negli ultimi sei mesi – dice Antonelli – abbiamo già subito due manovre che hanno pesantemente impattato il nostro settore: 1,8 miliardi di euro solo con la Legge 135/2012, che portano ad 11 miliardi il contributo che l’industria farmaceutica ha portato nelle casse dello Stato negli ultimi cinque anni. Per la quarta volta in quattro anni, il tetto per la spesa farmaceutica territoriale viene nuovamente abbassato: dal 14% del 2009 all’11,5% del 2013. E ora arriva anche la scure del Decreto Balduzzi ». In questo contesto di cambiamenti continui e penalizzanti per la farmaceutica, «diventa

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