Ancora morti bianche!!!! Quanti morti servono per svegliarci?

 

Purtroppo ancora morti, nonostante i proclami, gli impegni, le bocche piene di discorsi sulla sicurezza, la verità è miseramente un’altra.

La sicurezza non si fa con le parole, la sicurezza si fa solo investendo risorse seriamente e cospicuamente.

Per intervenire su questi assassinii, perché si tratta di omicidi veri e propri, solo che non si riesce ad individuare l’omicida poiché esso grazie ad una legge sempre troppo interpretabile è frammentato su diverse responsabilità, si deve operare con determinazione e convinzione e senza secondo fini speculativi. Come ho sempre detto “la sicurezza o è per tutti o non è sicurezza” deve coinvolgere tutti poiché tutti sono deputati a fare la sicurezza per se stessi e per gli altri.

La mancanza di cultura della sicurezza in generale ed ad ogni livello è il problema di fondo, ancora oggi si continua a pensare che il lavoro sia una cosa e la sicurezza un’altra cosa, niente di più sbagliato esiste solo il “lavoro sicuro”, nei corsi che facciamo con l’associazione A.N.E.S.A. una delle fatiche più grosse, soprattutto con gli imprenditori è quella di far capire che non esiste “quello che si occupa di sicurezza” nella azienda, e a lato c’è tutto il processo produttivo; ma esiste si, l’esperto di sicurezza (il RSPP) ma la realizzazione (attuazione) della sicurezza passa per tutti quelli che fanno l’azienda dall’amministratore delegato passando per tutta la gerarchia fino all’ultimo usciere e tutti di fatto sono attuatori di sicurezza e possono essere (diventare) “preposti” di “fatto” e senza nessun incarico specifico (art. 299 dlgs 81/08).

Tutto ciò diventa ancora più difficile da capire perché si ha a che fare con il concetto di “responsabilità” e l’umana natura in generale con l’aggiunta dell’italianità di fatto tende ad allontanare qualsiasi tipo di responsabilità.

Quando tentammo di fondare la L.U.W. (libera università del web) all’interno vi era (c’è ancora ma stiamo cercando un finanziatore) una facoltà che chiamammo “sicurologia”; ci furono gli imbecilli di turno, che subito non capirono a cosa potesse servire una facoltà di “sicurologia”, e derideva in un post, dicendo voglio proprio sapere chi l’ha inventata e a cosa serve, in un articolo risposi che, proprio l’assenza di “cultura della sicurezza” ci fa capire subito, cosa faccia un avvocato, un medico, un agronomo, un commerciante, un economista, ecc ma non riusciamo a capire, nonostante migliaia di morti l’anno per incidenti, per alcol, per droga, sul lavoro ecc, un “sicurologo” cosa mai potrebbe fare, un esperto della sicurezza che partendo dalla salvaguardia della vita umana in ogni sua forma e sopra ogni cosa studi la sicurezza a 360 gradi, ma questa è la cultura della sicurezza in Italia.  

L’assenza totale di esperienza e conoscenza, ancora purtroppo relegata a pochi (pochissimi) che la studiano e la promulgano seriamente (ci sono molte università ed associazioni, a dire il vero, ma senza un coordinamento sinergico na

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