Anziani e farmaci, troppi errori, conferme da nuovo studio belga

Solo il 17% della popolazione studiata è risultata seguire correttamente le prescrizioni. Il sottoutilizzo dei farmaci è stato associato con il 39% di aumento del rischio di mortalità e con il 26% in più di possibilità di dover essere ricoverati in ospedale.

RIFday luglio 18, 2016 – Rif day

Roma, 18 luglio – Troppi anziani utilizzano i farmaci in modo inappropriato. L’ennesima conferma arriva da  un nuovo studio  condotto da ricercatori e pubblicato dall’autorevole British Journal of Clinical Pharmacology, che fornisce un ulteriore dimostrazione di come, in particolare, esista un legame fra il (purtroppo) diffuso fenomeno di underuse – cioè la mancata o insufficiente assunzione di medicinali essenziali – e un aumento del rischio di morire o di avere bisogno di essere ricoverati in ospedale.

Per esaminare i modelli di prescrizione di farmaci negli anziani, Maarten Wauters e i suoi colleghi della Ghent University hanno studiato 503 cittadini di età uguale o superiore a 80 anni per un periodo di 18 mesi. Più della metà (il 58%) stava assumendo 5 o più medicinali al giorno. Pochi tra loro, però,  hanno rilevato i ricercatori, lo facevano nel modo dovuto: l’underuse si verifica infatti nel 67% dei casi e il misuse (l’uso erroneo)  fra il 56% dei pazienti (con una sovrapposizione delle due errate modalità di assunzione nel 40% dei casi).

Solo il 17% della popolazione studiata è risultata seguire correttamente le prescrizioni. Nel corso del periodo di studio, il sottoutilizzo dei farmaci è stato associato con il 39% di aumento del rischio di mortalità e con il 26% in più di possibilità di dover essere ricoverati in ospedale. Non è emersa chiaramente un’associazione con l’abuso di medicinali. “Prendere troppi farmaci, o farmaci non sicuri, causa effetti negativi per la salute, tuttavia abbiamo dimostrato che non assumere farmaci essenziali è più frequente e può essere anche più fortemente associato con danni sanitari“, commenta Wauters. La conclusione dello studio, ritenuta sorprendete dagli stessi autori, è che proprio l’underuse, e non il misuse, ha forti associazioni con l’aumento dei tassi di mortalità e ospedalizzazione.

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