Digitale ed “in presenza”: l’esperienza australiana

La pandemia ha modificato non poco la routine di lavoro degli Informatori Scientifici ed è difficile prevedere come e quando potranno essere ripristinate le condizioni lavorative pre Covid-19.

Questa improvviso caos ha stimolato risposte diverse: dal blocco dell’attività di informazione scientifica operato da alcune aziende, ad altre che hanno continuato tale attività giustificandola con la consegna di gadget come guanti e disinfettanti. Successivamente, con lo smart working ed altre attività digitali, si sono anche aperte discussioni e confronti sul futuro modello di lavoro degli ISF.

Alcune grandi Aziende hanno avviato, per esempio, una accelerazione nella riorganizzazione dei team MSL. Questo processo è anche supportato dal continuo cambiamento degli approcci terapeutici in patologie sempre più complesse che richiedono risposte sempre più complesse.

Dalle comuni malattie croniche, come le patologie gastrointestinali, endocrinologiche e cardiovascolari dove l’informazione sui farmaci era, ed è affidata agli ISF, alle esigenze del medico, sempre più rivolte alle multiformi patologie oncologiche o a quelle delle malattie rare, con un approccio farmacologico che si focalizza sugli anticorpi monoclonali o su quelli biologici. Con sempre maggior attenzione alla flessibilità. Tuttavia, e nosostante la digitalizzazione o la necessità di una informazione scientifica sempre più articolata e complessa, l’industria farmaceutica non può privarsi degli ISF, sia per garantire la continuità dell’informazione sui loro prodotti esistenti, sia su quelli che produrranno in futuro. Anche la maggior parte delle recenti indagini sui Medici di Medicina Generale evidenziano la preferenza del contatto “in presenza”, anche se, percentualmente, questo gradimento si è ridimensionato molto negli ultimi anni. Cresce invece un nuovo orientamento del medico che, disponendo di minor tempo a disposizione per l’emergenza Covid-19, ha necessità di ricevere informazioni mirate, schematiche e di suo interesse.

In Australia è stato recentemente pubblicato un lavoro dell’Australian Doctor Group – ADG intitolato: “The future of the pharmaceutical and GP engagement model” (“Il futuro modello del rapporto Pharma-MMG“) che abbiamo tradotto e riportato integralmente in anteprima nella sezione “Centro Documentazione, Studi e Ricerche FEDAIISF”.

Il lavoro rappresenta una breve analisi sull’informazione scientifica e sulle esperienze maturate nel Paese attraverso una serie di sondaggi e ricerche effettuate su 29.000 MMG e pubblicati per la prima volta nel white paper del settore. Sono rappresentati inoltre i dati di tendenza per l’accesso ai Medici di Medicina Generale da parte degli ISF, approfondimenti qualitativi sul medico digitale, soluzioni globali e locali in questo ambiente in continua evoluzione.

Per esempio gli autori, ritengono che: “I reports sulla morte del ‘modello ISF’ sono grossolanamente esagerati anche se è generalmente accettato che i canali digitali presentino alle aziende farmaceutiche, e agli operatori di marketing, nuove entusiasmanti opportunità per integrare gli sforzi del team di vendita”  lasciando sottintendere che gli ISF continueranno a garantire in presenza la loro informazione.

Sostengono anche che: “…le aziende farmaceutiche, ed i loro ISF, stanno avendo successo proprio con quei MMG che sono disposti ad apririsi a questo nuovo panorama digitale, misurando sul campo forti risultati positivi”.                                    

Queste ed altre valutazioni stimate sulle esperienze raccolte portano ad una riflessione: non sarà il digitale a sostituire l’ISF, ma l’ISF a supportare il digitale, nuovo strumento del suo lavoro?  E, soprattutto, guardando alle necessità dal punto di vista del medico: come regolare la priorità delle informazioni ai MMG dalla prospettiva degli stessi MMG?

L’attenzione per il digitale in Australia è che questo si dimostra il miglior mezzo per arrivare, in economia, in posti isolati o lontani. Ecco perchè le Aziende del Paese stanno guardando con attenzione l’opportunità di massimalizzare questo nuovo strumento. Altro aspetto che le Aziende non sottovalutano, è rappresentato dal fatto che tutti gli operatori sanitari hanno seguito recentemente un corso professionale di alfabetizzazione digitale. A questo punto, però, nasce un nuovo problema: capire i limiti del digitale con l’intelligenza emotiva. Le interazioni collegate alla composizione di una frase, nel battere lettere e premere tasti di un computer, non permettono di cogliere i segnali che quel medico trasmette di rimando, così che le interazioni sulla comunicazione ne risentono.

 In Australia, dove le interazioni fisiche (in presenza) erano circa il 90% prima della pandemia, oggi sono scese al 10% e mentre la discussione rimane sotto i reflettori, alcuni autori ritengono che l’attività digitale, entrata prepotentemente nel lavoro degli Informatori Scientifici con il Covid-19, è comunque destinata a riequilibrarsi man mano che si ritornerà alla normalità.

Riccardo Bevilacqua

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