MPS capital increase: step backwards by Enasarco

Fondazioni e casse in ordine sparso dopo l’appello del Tesoro di sottoscrivere l’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena (MPS). Intanto il titolo si mantiene sotto i 2 euro del prezzo dell’aumento. L’aumento di capitale non è risolutivo in sé ma serve per comprare tempo e pagare gli esuberi massicci per poi trovare un vero acquirente. MPS ha una capitalizzazione di borsa (valore complessivo di tutte le azioni in circolazione) pari a 2,5 miliardi di euro. L’ammontare complessivo richiesto per la ricapitalizzazione è pari a 2,5 miliardi di euro. Il Tesoro investirà 1,6 miliardi di euro e sarà il primo azionista (64,23%).

Il Tesoro ha coinvolto fondazioni bancarie, per decenni considerate il male del sistema, e casse previdenziali, fra cui Enasarco, su cui il Tesoro ha ruolo di vigilanza per convincerle a un investimento in perdita.

Tutto per evitare il burdegn sharing [vedi nota sotto], che significherebbe un prima e un dopo per il sistema italiano, ma che ora vedrebbe coinvolti azionisti, che hanno già perso quasi tutto, e investitori istituzionali come i fondi di investimento.

Mps o meglio il Tesoro (che aveva fatto appello a fondazioni e casse) ha incassato nelle ultime ore il no di Cariverona. L’ente presieduto da Alessandro Mazzucco ha bocciato l’investimento, in quanto l’investimento non rientra nelle attuali politiche di gestione patrimoniale dell’ente.

Passo indietro anche di Fondazione Enasarco, ente previdenziale degli agenti di commercio, non interessata all’operazione nonostante le voci di una possibile puntata da 20 milioni. Un rifiuto sarebbe arrivato anche dalla Cassa Forense.

L’aumento di capitale Mps si avvia comunque a conclusione con qualche piccolo colpo di scena, come appunto il rifiuto di Enasarco e di Cariverona che ha negato la sua adesione, mentre il titolo si mantiene peraltro sotto i 2 euro del prezzo dell’aumento.

Per Montepaschi si tratta della settima ricapitalizzazione in 14 anni. Ciò significa che chi ha investito anche soli cinque anni fa nella banca senese ha azzerato il suo investimento (si parla di circa il -99%). Con l’aumento del 2022 da 2,5 miliardi si arriva a 31,5 miliardi, circa 2 miliardi l’anno.

L’obbligazionista, che sia ordinario o subordinato (ma soprattutto subordinato), beneficerà invece del fatto che si sia trovato un accordo rispetto all’aumento di capitale e della sua riuscita, perché si troverà di fronte una banca più solida e patrimonializzata. I timori ventilati non più di una settimana fa di burden sharing (vedi nota sotto), con l’aumento di capitale, si sono volatilizzati. E i prezzi delle obbligazioni subordinate, infatti, hanno già conosciuto un rimbalzo negli ultimi giorni.

Secondo alcuni osservatori l’aumento di capitale di Mps è sempre più un colossale pasticcio nato da un’idea che si fatica a comprendere, pur avendo chiare tutte le difficoltà della banca senese. Aver pensato un aumento di capitale dove il valore dei titoli degli attuali azionisti è, di fatto, azzerato consegnandogli peraltro opzioni di acquisto vuote ha significato far capire ai mercati che l’attuale Monte non esiste più e che, con l’aumento, nasce una nuova banca, di cui però non è assolutamente chiaro chi sarà il futuro proprietario.

C’è un fondo d’investimenti anglo americano che ha chiesto all’UE di annullare la ricapitalizzazione perché  illegittima, e che vada quindi sospesa in quanto contravviene alle disposizioni di leggi europee, tra cui quella sugli aiuti di Stato.

Il timore è che l’operazione in corso, dettata dall’Ue e da una visione degli aiuti di Stato in realtà applicata in maniera assai diversa da Paese a Paese, bruci ulteriore denaro pubblico e acceleri la fagocitazione del Monte da parte di alcuni grandi fondi internazionali, attraverso l’azione di qualche banca a stelle e strisce. Si tratterebbe dell’ulteriore tappa della “finanziarizzazione” del sistema bancario italiano, dove i rendimenti di Borsa valgono più di ogni altro indicatore.

Bene quindi ha fatto Enasarco a sfilarsi da queste operazioni ed evitare di mettere a rischio i contributi versati dagli agenti di commercio e fra essi quegli informatori del parafarmaco, dispositivi e integratori che effettuano verdite dirette.

(Fonti Finanza Report, Altra Economia e altri)

Note:

With the burden sharing si intende la procedura mediante la quale, in caso di dissesto di un istituto bancario, è previsto che prima del coinvolgimento di fondi pubblici venga attuata la riduzione del valore nominale delle azioni e delle obbligazioni subordinate, o la conversione in capitale di queste ultime

The obbligazioni subordinate sono titoli in cui il pagamento delle cedole ed il rimborso del capitale, in caso di particolari difficoltà finanziarie dell’emittente, dipendono dalla soddisfazione degli altri creditori non subordinati (o subordinati di livello inferiore). Proprio per questo motivo i titoli subordinati dovrebbero rendere più di un’obbligazione non subordinata dello stesso emittente con simili caratteristiche. In caso di dissesto o di rischio di dissesto di una banca (ad es. incapacità della stessa di rispettare i requisiti patrimoniali minimi previsti dalla normativa di settore), i suoi azionisti e creditori contribuiscono al salvataggio secondo una precisa gerarchia di ‘coinvolgimento’ (che potrebbe implicare, tra le altre, la perdita parziale o totale del proprio investimento). Le azioni e gli altri titoli di capitale (assimilabili alle azioni) emessi dalla banca sono le prime attività finanziarie ad essere interessate; a seguire le obbligazioni subordinate (passibili, nei casi meno gravi, di conversione in azione); successivamente, le obbligazioni ordinarie non garantite e non subordinate; per ultimo i depositi bancari, ma solo per l’importo eccedente i 100.000 euro (quest’ultimo pari alla soglia massima di protezione prevista dal sistema di garanzia dei depositi).

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Note:

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (MPS) è un istituto di credito italiano fondato nel 1472 sotto forma di Monte di Pietà per fornire aiuto alle classi disagiate della popolazione della città di Siena. È la più antica banca in attività ed è ritenuta anche la più longeva al mondo. Costituisce, assieme alle altre società del gruppo, il 4º gruppo bancario italiano dopo Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banco BPM. Nel 1580 il Monte assunse i caratteri della “banca pubblica”, in quanto incominciò a svolgere la funzione di esattoria. Nel 1624 fu costituito un secondo monte, specializzato nel credito agrario, chiamato “Monte non vacabile dei Paschi” della città e stato di Siena, cui Ferdinando II de’ Medici concesse a garanzia dei debiti le rendite dei pascoli demaniali della Maremma (i cosiddetti “Paschi”). Nel 1783 i due monti furono unificati e la banca assunse l’attuale denominazione nel 1872.
A seguito dell’acquisto per 10 miliardi di euro di Banca Antonveneta la banca subisce un pesante passivo che coinvolge anche la Fondazione MPS, principale azionista. L’acquisizione sovrapprezzo della Banca Antonveneta avrebbe portato il Monte dei Paschi di Siena al dissesto. Inoltre sono stati incriminati dei dirigenti che si sono serviti dei “derivati” per coprire alcune perdite registrate in bilancio, spostandole sugli esercizi futuri. Per derivati si intende un titolo finanziario che deriva il proprio valore da un altro titolo finanziario oppure da un indice, detto sottostante. Gli utilizzi principali degli strumenti derivati sono la copertura da un rischio finanziario, l’arbitraggio e la speculazione.

Secondo l’accusa, questi contratti non sarebbero stati rivelati né ai controllori interni né alle autorità di vigilanza. Solo quando nel 2012 sono arrivati al Monte i nuovi vertici (Alessandro Profumo e Fabrizio Viola), queste operazioni e altre simili sarebbero state scoperte.

 

Enasarco è l’Ente (fondazione) di previdenza integrativa obbligatoria dei professionisti dell’intermediazione commerciale e finanziaria con contratto di agenzia o rappresentanza. Enasarco esercita azioni di vigilanza ispettiva sia per l’accertamento della natura del rapporto d’agenzia, sia per l’osservanza degli obblighi contributivi da parte delle imprese preponenti.

Non sono tenuti ad iscriversi all’Enasarco tutti coloro che svolgono un’attività di intermediazione che non ha per oggetto la conclusione di contratti di vendita oppure che è priva dei requisiti di stabilità e continuità propri del contratto di agenzia (di cui agli articoli 1742-1752 del Codice Civile).

Pertanto non devono essere iscritti: i mediatori; i procacciatori di affari; i propagandisti scientifici e gli informatori farmaceutici (se l’attività è limitata alla mera propaganda); i propagandisti editoriali (se l’attività è limitata alla mera propaganda); i depositari e i consegnatari di prodotti (salvo il caso in cui l’attività di deposito o consegna dei beni non sia accessoria rispetto all’attività promozionale); gli agenti assicurativi; i soci accomandanti delle società di persone (se non ricorre quanto previsto dall’art. 2314, comma 2 del C.C.). Si veda Vademecum Enasarco pag. 23 e 24

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