With remote working, corporate espionage on employees increases

Le app per “spiare” da remoto: ​cosa succede a chi lavora a casa

Il ricorso allo smart working ha innescato un boom di app per controllare l’efficienza dei dipendenti. Il lato oscuro del lavoro agile

Martina Piumatti Mer, 14/10/2020 – il Giornale.it

If the risk of find the police at home for now it is avoided, it could now be the employer who enters the house.

Yes, because with the new surge in infections, the use of the smart working, in addition to being highly recommended in the new Dpcm, resta l’opzione privilegiata da molte aziende italiane. Orario flessibile, possibilità di svolgere le proprie mansioni dal divano di casa, evitare scomode levataccie e pericolosi assembramenti sui mezzi pubblici per raggiungere il proprio posto di lavoro. Cucina, stanza da letto, soggiorno, bagno: non c’è differenza, ogni spazio può andar bene. Basta un pc e una connessione a internet. Insomma, una manna per i pendolari, ma anche per le businesses in terms of reducing management costs.

Lo smart working sembrerebbe una soluzione paradisiaca estendibile anche all’era post Covid. Ma il lavoro agile nasconde anche un lato oscuro. Lo sa bene il 42% dei lavoratori statunitensi che sta lavorando da casa. L’uso massiccio del lavoro da remoto – racconta Salon – si è tradotto in un incremento delle misure di digital surveillance by companies. More and more employers are asking their employees to download dedicated apps on laptops and smartphones, to check their daily efficiency. But even in Italy, where the Workers' Statute would prohibit surveillance without the prior consent of the employee, thanks to a legal technicality we are not far off.

Big Brother in a smart version

Le pagine web visitate, le email, i trasferimenti di file, le applicazioni utilizzate, persino i movimenti del mouse e la pressione sui tasti della tastiera. Nel mirino delle app che monitorano il lavoratore non c’è solo il suo livello di produttività. Ci sono anche software come TSheets, che una volta scaricato sullo smartphone permetterà al datore di lavoro di geolocalizzare i dipendenti in ogni istante. Esistono poi servizi — come Time Doctor — che usano la webcam del pc per scattare delle foto ogni 10 minuti come prova della presenza. Ma alla distopia smart non c’è limite. Un lavoratore ha raccontato a No cosa succede se rimane inattivo per alcuni minuti, va in bagno o in cucina. Appare un un popup che dice: “Hai 60 secondi per ricominciare a lavorare o metteremo in pausa il tuo tempo”. Anche InterGuard, riporta Washington Post, non è di certo meno inquietante. L’app, installata segretamente sui computer dei dipendenti, crea una linea temporale, minuto per minuto, di tutte le app e le pagine visitate durante la giornata lavorativa, catalogandole come produttive o improduttive. Poi, InterGuard, diabolica it also ranks workers based on their productivity score.

The dark side of smart working that exploits the Jobs Act

In the US, although workers have begun to complain, the surveillance practice is legal and, not in all states, the company is expected to inform the employee of the monitoring against him. In Italy, the Workers' Statute prohibits company software for checking internet browsing or webcams to understand if the worker is connected to the PC or is doing something else. But according to the Como investigative company Reserve investigations the solution is the Jobs Act (Legislative Decree No. 151/2015) to allow the 007s a margin of intervention in the hunt for smart working "sneaky". In fact, iMonitoring can be aimed at company smartphones and PCs on which the worker cannot have privacy claims given the unauthorized use for personal purposes. L’utilità delle aziende investigative non si esaurisce al lavoro agile da divano. “Dopo il lockdown con la riapertura delle attività – spiega Davide Centurioni di Emissarius Investigazioni private – digital surveillance systems are applied to the workplace“. Webcam per monitorare che i dipendenti siano correttamente distanziati, igienizzati e, ovviamente, muniti di mascherine. Più che l’inizio della nuova era dell’agio applicato al lavoro, sembra l’alba di un incubo senza via d’uscita. Una sorta di nuovo Grande Fratello dove ogni residuo di privacy va in frantumi.

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