Medicines: Britain raises alarm heavy metals in Chinese natural products

The summary of the report Firepower Index (transl. Firepower index), pubblicata sull’Herald Online e firmata dalla stessa Ernst & Young, società globale di consulenza fiscale e finanziaria per le grandi compagnie, lo dice chiaramente: Big Pharma, cioè il gruppo ristretto delle grandi aziende che si spartiscono il mercato farmaceutico mondiale (Pfizer, Bristol-Myers Squibb, Glaxo SmithKline, Sanofi-Aventis, Novartis, Hoffmann-La Roche…), segna una piccola battuta d’arresto e, per ridurre il divario negativo di crescita e garantire i profitti agli azionisti, dovrà dedicarsi maggiormente ad operazioni merger and acquisitionswith possible employment repercussions.

Un processo che metterà sotto pressione i gruppi storici, che avrebbero visto ridurre – si fa per dire – le loro risorse e crescere invece la concorrenza delle aziende farmaceutiche specializzate e del comparto legato alle biotechnology. Un contesto di maggior competizione per le 16 maggiori compagnie farmaceutiche del Pianeta (americane, europee, giapponesi): all’ormai consolidato andamento “piatto” delle vendite nei cosiddetti “mercati maturi” si sarebbe infatti aggiunto un rallentamento di quelle nei mercati emergenti. Il growth gap tra le previsioni di IMS Health (società di analisi finanziarie specializzata nel settore) per il mercato globale dei farmaci e le stime degli analisti dicono che, secondo Ernst & Young, nel corso dei prossimi 3 anni per Big Pharma mancheranno all’appello circa 100 billion dollars of turnover just to keep up with the growth of the world market.

Quite a bummer, considering that Firepower Index claims that the capacità finanziaria di Big Pharma per condurre operazioni di M&A (cioè mergers and acquisitions, ovvero fusioni e acquisizioni) è diminuita del 23% tra il 2006 e il 2012. Nello stesso periodo la “potenza di fuoco finanziaria” dei grandi concorrenti biotech sarebbe invece aumentata del 61%, mentre quella delle specialized pharmaceutical companies almeno del 20%: «Come risultato di questi cambiamenti, la quota di Big Pharma della capacità di acquisto combinata per questi tre segmenti è scesa dall’85% del 2006 al 75% nel 2012».

15 Gennaio 2013 – values.it

Corrado Fontana

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