Florence. Il Gruppo farmaceutico Menarini è accusato di aver truffato per decenni il Servizio sanitario nazionale rifornendolo di farmaci a prezzi superiori al dovuto e percependo in tal modo guadagni illeciti per almeno un miliardo e 212 milioni di euro dal 1984 ad oggi. E’ il risultato di una inchiesta iniziata nel 2008 dalla scoperta dell’ormai celebre deposito presso la banca Lgt in Liechtenstein di 476 milioni di euro riferibili alla famiglia di Alberto Aleotti, il proprietario del Gruppo Menarini.
Un vero protagonista dell’imprenditoria italiana, sotto la cui guida il gruppo è passato a quasi 13 mila dipendenti nel mondo, raggiungendo nel 2009 un fatturato consolidato di 2 miliardi e 797 milioni di euro, e che ancora oggi, a 87 anni, non cessa di far parlare di sé.
Secondo le accuse, attraverso operazioni societarie sviluppate a livello internazionale, la Menarini ha gonfiato i prezzi dei farmaci in danno del Servizio sanitario nazionale, ha costituito ingentissimi fondi neri all’estero e ha frodato il fisco. Alberto Aleotti è accusato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e a numerosi reati fiscali con altre tredici persone, fra cui i suoi figli Lucia e Alberto Giovanni.
Aleotti è accusato di aver organizzato una colossale truffa al Servizio sanitario nazionale barando sui prezzi di alcuni principi attivi, cioè delle materie prime con cui vengono fabbricati i farmaci: Pravastatina, Fosinopril, Prolina Captopril, Aztreonam, Omeprazolo, Cefixime, Miocamicina. La truffa sarebbe stata realizzata costruendo una struttura commerciale fittizia e interponendola fra il Gruppo Menarini e le grandi imprese farmaceutiche internazionali detentrici dei diritti di brevetto su numerosi principi attivi.
Secondo l’accusa, gli immensi profitti in tal modo realizzati dalla Menarini sono stati riciclati ad opera dei figli di Aleotti e di finanzieri internazionali attraverso società con sedi estere e poi affidati a fiduciarie in Svizzera ed in Liechtenstein, che per conto di Aleotti nel 2001 hanno fatto ricorso allo scudo fiscale per un importo di oltre un miliardo di euro. Lo scudo, però, non copre reati come la truffa aggravata e il riciclaggio.