Enasarco, contributi a fondo perduto

N.d.R.: Prima dell’articolo che riportiamo, premettiamo che Enasarco non è obbligatorio per ISF, anzi gli ISF non sono accettati. Semmai l’ISF può versare alla Fondazione Enasarco un contributo volontario per una previdenza complementare a quella dell’INPS, come Fonchim o altri fondi di questo tipo offerti da banche o assicurazioni. NON ESISTE UN CONTRATTO ENASARCO.


Enasarco, contributi a fondo perduto

bluerating – 12 agosto 2019 – Andrea Telara

“Ho versato i miei soldi per 19 anni come consulente finanziario, e cosa avrò in cambio? Nulla”. Il signor Antonio, un financial advisor con una carriera un po’ discontinua, si è sfogato così nelle scorse settimane nelle pagine di BLUERATING su Facebook, non appena ha letto alcuni articoli che il sito web del nostro magazine ha dedicato a Enasarco, l’ente di previdenza e assistenza degli agenti di commercio, a cui sono iscritti anche i consulenti finanziari. “Era ora che qualcuno si occupasse di questa vergogna!”, gli ha fatto subito eco il signor Mario, un altro professionista della consulenza finanziaria che sostiene di aver pagato una montagna di contributi, per ritrovarsi poi con un pugno di mosche in mano.

Già, perché dopo anni di dibattiti, convegni, progetti rimasti sulla carta, per Enasarco resta aperto il problema dei cosiddetti “silenti”, cioè i numerosi professionisti che non riescono a maturare il diritto a una prestazione previdenziale, pur avendo messo pesantemente mano al portafoglio durante la carriera, versando soldi su soldi a questo ente che ha lo status giuridico di fondazione. Come è stato possibile che si creasse questa situazione?

Cassa autonoma
Per capirlo occorre conoscere a grandi linee le regole di funzionamento di Enasarco, che sulla carta è un istituto previdenziale privato di categoria, ma svolge funzioni pubbliche. Ciò significa, detto in parole povere, che i contributi a tale fondazione vanno versati obbligatoriamente, e non su basi volontarie come avviene per i fondi pensione e per le polizze della previdenza integrativa, quelle che servono per costruirsi una rendita di scorta in vista della terza età. Come se non bastasse, però, c’è un altro particolare che non fa certo felici i consulenti finanziari e gli agenti di commercio. Chi appartiene a queste categorie professionali non deve versare i contributi soltanto a Enasarco ma deve essere necessariamente iscritto anche all’Inps, pagando anche lì una bella quota di contributi. Ecco dunque la prima anomalia. In Italia ci sono altre categorie professionali che hanno una loro cassa o un loro ente di previdenza al pari degli agenti di commercio: è il caso degli avvocati, dei giornalisti, degli architetti o dei dottori commercialisti. Tuttavia, mentre tutti questi lavoratori e professionisti versano i loro contributi solo ed esclusivamente alla loro cassa pensionistica, gli agenti di commercio e i consulenti finanziari invece no: per loro il balzello è doppio poiché devono pagare i contributi sia all’Inps che a Enasarco.

Vessati e beffati
Ma la beffa è soprattutto un’altra ed è appunto legata alle regole di funzionamento della fondazione. Per maturare il diritto a una rendita previdenziale di Enasarco, bisogna avere alle spalle almeno 20 anni di contribuzione. Peccato, però, che tra gli iscritti alla fondazione ci siano comprensibilmente molte persone che hanno alle spalle carriere discontinue, come spesso accade nella vita. C’è per esempio chi ha lavorato per molti anni alle dipendenze di una banca e poi ha scelto con coraggio di entrare in qualche rete di consulenza finanziaria, acquisendo lo status di libero professionista, seppur con mandato di agenzia. Viceversa, molti contribuenti hanno iniziato la carriera come promotori finanziari e poi hanno preso altre strade, diventando dipendenti bancari o manager con contratto di lavoro subordinato. Tutte queste persone rischiano di non raggiungere la soglia dei 20 anni di contribuzione e rischiano dunque di entrare a far parte della vasta platea dei silenti. Si tratta di coloro che hanno versato a Enasarco contributi a fondo perduto, senza maturare appunto il diritto a una pensione e senza la possibilità di ricongiungerli a quelli dell’Inps per rinforzare almeno la pensione maturata nell’ente pensionistico principale. Ci sarà mai una soluzione per l’annoso problema dei silenti? Se lo chiedono in molti da diversi anni e la questione era anche nell’agenda di Gianroberto Costa, presidente di Enasarco eletto nel 2016 con l’appoggio dell’Anasf, la principale associazione di categoria rappresentativa dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. A dire il vero, Costa non aveva un progetto ben preciso per mettere la parola fine sulla questione dei silenti (che in effetti si scontra con diversi ostacoli tecnici). Tuttavia, il presidente di Enasarco si era comunque impegnato a studiare il problema e a cercare una soluzione. Purtroppo, a distanza di quattro anni tutto è ancora in alto mare. Nell’aprile del 2020 ci saranno le elezioni per il rinnovo dell’assemblea dell’ente ma la questione dei silenti resta lì, irrisolta come sempre, non senza strascichi di polemiche. Mentre i lettori di Bluerating.com scrivono numerosi per segnalare la loro situazione, ci sono associazioni di consumatori che lanciano strali contro l’ente di previdenza degli agenti di commercio, sollecitando l’approvazione di una riforma.

Ricorso a Strasburgo
È il caso di Federcontribuenti, che ha avanzato l’idea di portare avanti una iniziativa presso la Corte di Giustizia Europea di Strasburgo, per tutelare i diritti di 500mila ex-lavoratori rimasti senza pensione. Intanto, due senatori del Pd, Tommaso Nannicini e Alessandro Alfieri, hanno presentato un’interrogazione a Palazzo Madama, ricordando un’altra questione che riguarda il futuro di Enasarco. Si tratta della controversia tra l’ente e Sorgente Sgr, la società incaricata in passato di gestire gli immobili della Fondazione. Come documentato da BLUERATING nel mese di giugno, la commissaria liquidatrice di Sorgente Sgr, Elisabetta Spitz, dirigente di lungo corso e di grande esperienza del settore immobiliare pubblico, ha deciso di proseguire la causa civile intentata dalla sua società contro Enasarco, che i periti hanno quantificato in 76 milioni di euro di danno patrimoniale. Un’altra tegola sul futuro dell’ente di previdenza dei consulenti finanziari.

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