Farmaceutica: da prezzi a pubblicità, sfida Trump-Clinton anche nel settore

Roma, 7 nov.  – Due candidati agli antipodi, ma due visioni non così opposte per quanto riguarda la riforma della farmaceutica Oltreoceano: a poche ore dal voto che darà agli Stati Uniti il suo nuovo presidente, ecco una panoramica su come Hillary Clinton e Donald Trump intendono, se eletti, intervenire nel settore dei medicinali. Nelle rispettive convention nazionali, infatti, la candidata democratica e il repubblicano hanno chiarito nel dettaglio cosa intendono fare nel campo della salute. E non sono in tutti i casi interventi che ‘fanno a pugni’ l’uno con l’altro.

Trump – ricorda ‘PharmaTimes’ – si è focalizzato sulla ristrutturazione del cosiddetto ‘Obamacare’ (Patient Protection and Affordable Care Act), la riforma della sanità voluta dal presidente uscente. Non un’abrogazione totale, come peraltro auspicato da molti compagni di partito del tycoon, ma interventi mirati, ad esempio, a ridurre il costo dei farmaci riaprendo alla possibilità di importarli e aumentando il numero di generici disponibili sul mercato. Al momento attuale, infatti, non è consentito importare medicinali prodotti al di fuori degli States e i cittadini spesso sono costretti a organizzare ‘spedizioni’ illegali e acquisti on line in Canada e Messico. Trump intende rimuovere queste barriere, incaricando la Food and Drug Administration (Fda) di mettere a punto un processo di approvazione per questi prodotti. L’ente regolatorio, secondo le intenzioni del candidato repubblicano, dovrà anche dare impulso all’autorizzazione di nuove versione equivalenti a basso costo.

Hillary Clinton, da parte sua, ha fatto dell’healthcare e del prezzo dei farmaci il cuore della sua campagna elettorale. Come Trump, mira ad aumentare il numero dei prodotti sul mercato per contribuire a ridurne il costo, dando impulso all concorrenza. I suoi piani prevedono inoltre che le aziende farmaceutiche debbano reinvestire una percentuale aggiuntiva del loro fatturato in ricerca e sviluppo, altrimenti non potranno ricevere fondi federali.

Altro aspetto interessante dei piani della Clinton, quello che riguarda la pubblicità diretta ai consumatori che negli Stati Uniti consente di promuovere i farmaci etici in tv e sui giornali. Una pratica che risulta in aumento del 60% fra il 2012 e il 2015, con una spesa da parte delle imprese pari a 5,2 miliardi di dollari sempre nel 2015. La Clinton vuole introdurre una normativa che richieda un esame preventivo degli spot da parte della Fda, per controllare prima della diffusione al pubblico che rischi ed effetti collaterali vengano comunicati in maniera chiara.

Ancora, la candidata democratica vorrebbe diminuire l’esclusività dei brevetti da 12 a 7 anni, dare priorità a prodotti che non hanno alternative terapeutiche sul mercato e consentire l’importazione individuale di medicinali. Infine, entrambi i candidati sono inoltre d’accordo sul fatto che il programma federale di assistenza sanitaria Medicare dovrebbe negoziare prezzi speciali dei farmaci.

(AdnKronos Salute – 07 NOVEMBRE 2016)

Fonte Focus.it

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