Idrossiclorochina, nuova bufera sull’Oms?

Che cosa emerge da un’inchiesta del Guardian sugli studi effettuati da Surgisphere sull’idrossiclorochina (che hanno spinto l’Oms a fermare la sperimentazione)

Start Magazine di Giusy Caretto – 4 giugno 2020

Lo stop all’uso di idrossiclorochina per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19 deciso dall’Oms e da alcuni governi si baserebbe su studi discutibili effettuati da una piccola azienda americana. A denunciarlo è un’inchiesta del Guardian.

“L’Organizzazione Mondiale della Sanità e alcuni governi nazionali hanno modificato le loro politiche e i trattamenti Covid-19 sulla base di studi discutibili effettuati da una piccola società americana di analisi sanitaria, mettendo in discussione l’integrità di altri studi chiave pubblicati in alcuni paesi del mondo sulle più prestigiose riviste mediche”, scrive il quotidiano inglese.

Andiamo per gradi.

LO STOP ALL’IDROSSICLOROCHINA

Partiamo da quanto avvenuto nelle scorse settimane. Come riportato in questo articolo di Start Magazine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e alcuni governi come quello italiano (qui quanto riportato da Aifa) e francese hanno deciso di sospendere l’utilizzo dell’idrossiclorochina nella cura anti Covid-19. La decisione era stata presa in base a uno studio pubblicato su The Lancet e il New England Journal of Medicine.

Nello studio si parlava di “1500 pazienti in 1200 ospedali in tutto il mondo” e si affermava che l’idrossiclorichina fosse associata ad una mortalità più alta a causa di problemi cardiaci.

STUDI DISCUTIBILI

Gli studi (e i numeri riportati) non hanno convinto The Guardian, che ha deciso di indagare sull’affidabilità dei dati curati da Surgisphere, la società di Chicago che ha firmato la ricerca.

NUMERI SBAGLIATI

Ad insospettire il quotidiano britannico è stato, soprattutto, il numero dei decessi riportati dall’Australia per idrossiclorochina. Lo studio riportava, scrive il Corriere della Sera, di “5 ospedali, su 600 pazienti, 73 dei quali deceduti”.

Ma al 21 aprile, data finale dello studio, i morti in Australia erano solo 67 (dati della Johns Hopkins University). E gli ospedali di Melbourne e di Sydney hanno riferito a Guardian che non aveva mai sentito parlare di Surgisphere.

LE DISCREPANZE

The Guardian ha anche contattato l’azienda americana guidata da Sapan Desai per verificare i dati pubblicati, ma nessuna spiegazione è stata data sulle discrepanze sui numeri, né sul metodo alla base dello studio.

LIMITATE COMPETENZE SCIENTIFICHE

Scavando, il quotidiano britannico ha scoperto che il team di lavoro della Surgisphere (il cui numero è oscillato da 6 a tre nei giorni scorsi) ha limitate competenze scientifiche. Secondo quanto riporta il Corriere, riprendendo l’inchiesta di The Guardian, lo “science editor” risulterebbe essere un autore di fantascienza, e una delle esperte di marketing è una modella porno.

Non solo. Il link “come contattarci” sul sito della Surgisphere portava, fino allo scorso lunedì, alla pagina di un sito di criptomonete.

UN DATABASE

The Guardian mette anche in dubbio il database su cui la società americana ha basato lo studio: Surgisphere parla di dati che arrivano da 96 mila pazienti da 1200 ospedali in tutto il mondo. A fornire i dati sarebbero dovuti essere gli ospedali (di cui non si conoscono i nomi, in piena emergenza, dopo averli anonimizzati.

LE DICHIARAZIONI DI SURGISPHERE

Sulla questione del database, l’azienda, in un suo articolo, spiega: “Il registro di Surgisphere è un’aggregazione delle cartelle cliniche elettroniche deidentificate dei clienti di QuartzClinical, il programma di machine learning di Surgisphere e la piattaforma di analisi dei dati. Surgisphere si integra direttamente con gli EHR dei nostri clienti ospedalieri per fornire loro informazioni dettagliate utilizzabili per migliorare l’efficienza e l’efficacia. Come parte di questi accordi con i clienti di QuartzClinical, Surgisphere, in qualità di collaboratore globale di dati sanitari, ha il permesso di includere i dati EHR di questi ospedali nel suo registro / database interrogabile di incontri con i pazienti in tempo reale e in tempo reale”.

THE LANCET E NEW ENGLANA JOURNAL OF MEDICINE FANNO UN PASSO INDIETRO

A prendere le distanze dallo studio sarebbero state anche le riviste scientifiche che hanno riportato lo studio. “Gravi questioni scientifiche sono state portate alla nostra attenzione”, ha detto The Lancet, spiegando che potrebbe anche ritirare la pubblicazione.

LA SPERIMENTAZIONE RIPRENDE

E così, in attesa di nuovi sviluppi e nuove evidenze, riprende lo studio e la sperimentazione. “Il gruppo esecutivo comunicherà ai principali investigatori coinvolti nello studio la ripresa del braccio del trial con idrossiclorochina”, ha annunciato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra, secondo quanto riporta Adnkronos.

“Come sapete, la scorsa settimana il gruppo esecutivo del trial Solidarity aveva deciso uno stop del braccio con idrossiclorochina dello studio, a causa di preoccupazioni sollevate sulla sicurezza del farmaco”, ha ricordato il direttore.

“Sulla base dei dati disponibili sulla mortalità, i membri del comitato hanno raccomandato che non vi siano ragioni per modificare il protocollo del trial. Il comitato per la sicurezza e il monitoraggio dei dati continuerà comunque a monitorare attentamente la sicurezza di tutte le terapie testate nell’ambito dello studio Solidarity”, ha aggiunto Tedros Adhanom Ghebreyesus, specificando, che sono stati reclutati “oltre 3500 pazienti in 35 Paesi”.

AIFA. Idrossiclorochina nella terapia dei pazienti adulti con COVID-19 [0.17 Mb] >

 

“La cattiva scienza fa poca strada”. Enrico Bucci, ricercatore in Biochimica e Biologia molecolare e professore alla Temple University di Philadelphia, commenta così la ritrattazione dell’articolo pubblicato da ‘The Lancet’ sull’idrossiclorochina contro Covid-19. Un lavoro “i cui enormi problemi, insieme ad altri 181 scienziati, avevo segnalato”, ricorda su Facebook. (ADN Kronos)

 

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