La Menarini in crisi “Abbiamo mille esuberi”

L’azienda annuncia tagli. All’origine della crisi ci sarebbe il decreto del ministero della salute che ha imposto di scrivere nelle ricette dei medici di famiglia il nome del principio attivo e non del farmaco commerciale

di MICHELE BOCCI

 

La Menarini ha mille lavoratori in esubero in Italia. Lo ha annunciato oggi ai sindacati il direttore generale dell’azienda, Domenico Simone prevedendo una difficile stagione di tagli. Una delle più grandi aziende farmaceutiche italiane è in difficoltà, sempre a detta del dirigente, a causa della norma di Ferragosto che ha imposto ai medici di famiglia di scrivere nella ricetta il nome del principio attivo e non più quello del prodotto commerciale.

Il provvedimento del ministero starebbe, sempre secondo Menarini, mettendo in crisi tutta l’industria del farmaco. Farmindustria nei giorni scorsi ha lanciato più volte l’allarme proprio riguardo a rischi di licenziamenti da parte delle aziende. Questo anche se per ora i dati di vendita dei generici non sembrano essere particolarmente cresciuti. L’azienda fiorentina si dichiara in crisi, del resto mette in commercio molti prodotti con il brevetto scaduto, che quindi sentono la concorrenza dei generici. Gli esuberi sarebbero sia tra gli informatori che tra i dipendenti.

La famiglia Aleotti, proprietaria di Menarini, aveva annunciato di voler lasciare l’Italia già tempo fa, quando finì in un’inchiesta per una presunta truffa colossale sui prezzi dei farmaci, che aveva portato al sequestro di ben 1 miliardo e 200 milioni di euro, contestata dalla procura fiorentina, che ha da tempo chiuso le indagini.

Il primo ottobre scorso la Menarini aveva chiesto un incontro alla Regione per lamentare il calo delle vendite. Successivamente l’assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini aveva scritto al ministro Corrado Passera per sollecitare un intervento del governo. «Pur salvaguardando il tetto alla spesa», scriveva Simoncini, «servono misure a tutela della libertà di scelta dei cittadini nonché della sopravvivenza e dello sviluppo dell’azienda farmaceutica italiana, che è industria di qualità e che deve continuare a rappresentare un caposaldo dello sviluppo del nostro paese». Simoncini, in accordo con Rossi, esprimeva «grande preoccupazione per la situazione produttiva della Toscana in conseguenza delle notizie sul crollo delle vendite dei prodotti farmaceutici con ma

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