LA SCOPERTA ALLA IEO

MILANO – I tradizionali farmaci antitumorali possono essere «potenziati» con l’aiuto dei nuovi anti-angiogenetici, molecole che bloccano i vasi sanguigni del tumore: così la classica chemioterapia diventa più efficace. E i pazienti sopravvivono più a lungo. Adesso un gruppo di ricercatori canadesi-americani-olandesi-italiani (questi ultimi dell’Ieo, l’istituto di Milano diretto da Umberto Veronesi) hanno scoperto il perché. Ce lo spiega Francesco Bertolini, coordinatore del team milanese che ha firmato il lavoro su Cancer Cell. «Abbiamo visto che la somministrazione di chemioterapici, come i tassani e il fluorouracile, provocano un forte aumento di un fattore di crescita chiamato SDF-1. Questa molecola "richiama" dal midollo osseo le cellule progenitrici dei vasi sanguigni che finiscono in circolo. Se la chemioterapia non distrugge tutte le cellule tumorali, questi progenitori, dando origine a nuovi vasi sanguigni, riforniscono di ossigeno le cellule rimaste e permettono così al cancro di ripartire». Attualmente nella cura dei tumori «big killer», come quelli del seno, del polmone e del colon-retto, si somministra, insieme o addirittura dopo la chemioterapia, il bevacizumab, il più famoso farmaco anti-angiogenetico. Altri due inibitori dell’angiogenesi, il sunitinib e il sorafenib, vengono invece usati contro i tumori di fegato e pancreas. Adesso la nuova scoperta suggerisce di somministrare gli anti-angiogenesi «prima» della chemio. «Una specie di pre-terapia – precisa Bertolini -. Proprio perché il fattore SDF-1 viene mobilizzato subito e dà il via all’angiogenesi, sarebbe utile che gli antiangiogenetici giocassero "d’anticipo". Basta somministrarli qualche ora prima della chemio in modo che possano subito intercettare i fattori di crescita vascolari». I farmaci anti-angiogenetici oggi sul mercato agiscono su diversi fattori, ma non specificamente sull’SDF-1: l’ideale sarebbe, invece, avere una molecola che blocchi quest’ultimo. «Ne stiamo sperimentando alcune sui topi e funzionano – conclude Bertolini -. Bisogna adesso investire nella sperimentazione sull’uomo». Adriana Bazzi

Corriere della Sera del 09/09/2008  ed. Nazionale  p. 21 

af

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