Latte in polvere. Giuliano Biagi, rappresentante Humana, si difende: mai fatto pressioni sui pediatri

L’informatore scientifico di Humana nega di fronte al gip di avere indotto i medici a scegliere i prodotti della sua azienda. E sui viaggi: non ho né il potere economico, né quello decisionale per organizzarli

di Chiara Sillicani – 29 novembre 2014 – IL TIRRENO MASSA-CARRARA

MASSA. Ha risposto a tutte le domande del gip Guido Bufardeci. Giuliano Biagi, l’informatore rimasto coinvolto nell’inchiesta sul latte artificiale, non si è avvalso della facoltà di non rispondere: ha voluto che l’interrogatorio di garanzia fosse la prima occasione per spiegare la sua versione dei fatti. E contestare le accuse mosse dal sostituto procuratore di Pisa Giovanni Porpora.

Biagi, “rappresentante” per Humana, difeso dagli avvocati Roberto Iacopetti [nella foto] e Carlo Pellerano, ha dichiarato al giudice di non aver mai fatto pressione sui pediatri perché prescrivessero prodotti della ditta per cui lavora. A rafforzare il concetto è lo stesso avvocato Iacopetti che, contattato telefonicamente, chiarisce: «Non dimentichiamo che i prodotti di Humana non richiedono prescrizione medica e sono acquistabili anche sugli scaffali dei supermercati». Poi una puntualizzazione: «A Biagi non si contesta di aver fatto pressione sui pediatri perché motivassero le madri a scegliere l’artificiale». Ma di averli “spinti” a preferire Humana ad altri marchi.

Nel mirino del PM in particolare un viaggio a Berlino con cui sarebbe stato “premiato” il pediatra Maurizio Petri, di Cascina, per aver indotto le madri a optare per Humana. Viaggio, oggetto anche di un’intercettazione telefonica, su cui Iacopetti spiega: «Biagi rappresentava il primo referente sul territorio per i medici, ma non aveva certo il potere economico e decisionale per organizzare i viaggi. Né può confermare o escludere che la trasferta a Berlino fosse legata ad eventi formativi e convegni. Non può farlo perché i viaggi non li organizzava certo lui». Ieri gli avvocati hanno ufficializzato la richiesta di revoca dei domiciliari: «Ad oltre un anno dai fatti contestati e dopo la campagna mediatica, davvero non c’è rischio di reiterazione».

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