L’Emea solleva il problema dei “generici”

L’Agenzia europea per i medicinali “non garantirà” che i farmaci biogenerici sono davvero equivalenti e, dunque, “intercambiabili” con le specialità griffate di riferimento.
Lo ha affermato il direttore esecutivo dell’Emea, Thomas Lonngren, in un’intervista con l’Apm (Agence de Presse Medicale): una doccia fredda per i produttori di generici e ‘musica’, invece, per le orecchie delle aziende che producono medicinali di marca.  Secondo Lonngren, non spetta all’Emea decidere se i biogenerici potranno sostituire, con la stessa efficacia e sicurezza, la specialità griffata. A dicembre la questione verrà affrontata in un meeting promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità, a cui parteciperanno gli esperti dell’Emea. In attesa l’Associazione europea dei generici (Ega), che aveva fatto pressioni sull’Emea affinché si pronunciasse sull’equivalenza fra biologici ‘griffati’ e non. Si tratta di un mercato particolarmente appetibile. Nei prossimi 3-5 anni scadranno i brevetti di farmaci innovativi per un valore di 6,7 miliardi di dollari. A differenza dei normali equivalenti, però, non hanno il vantaggio di permettere risparmi notevoli: le spese di produzione sono elevate e i biogenerici costano circa il 70% delle specialità di marca.

 

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