Lettera alla Redazione. Lascio il mio lavoro per una nota azienda. Dopo due settimane di corso rispedita a casa

Egregio Presidente,
Desidero raccontarle una esperienza vissuta in prima persona, che potrebbe essere istruttiva per altri colleghi, che dovessero incontrare sulla loro strada un’azienda, di cui non faccio il nome, piuttosto nota –particolarmente – in pediatria.

Vengo contattata dalla f.f. di capo area (…omissis), che mi propone l’inserimento in questa azienda per la zona del (… omissis).
La capo area, infatti, aveva deciso di puntare sulla mia figura professionale, identificando – probabilmente, nella mia persona –  il profilo richiesto per la posizione.
Lavorando io per una piccola azienda sono stata attratta ed affascinata da una azienda decisamente più nota, per cui ho aderito immediatamente.

Poiché dovevo andare a fare un corso di preparazione per due settimane non ho avuto altra scelta, che dimettermi.
Per due settimane ho fatto corso di preparazione, non particolarmente impegnativo stante la mia laurea e la mia esperienza.

All’atto finale della firma del contratto, terminate le due settimane di insegnamento mi si comunica, che non sono idonea a ricoprire la posizione e, senza proposte alternative (esempio: occorrono altri due/tre giorni per completare la preparazione oppure…ecc.) vengo rispedita a casa.

Ora disoccupata e con una infinità di problemi.
Non aggiungo altro.

Cordialmente
( … omissis)

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 Gentile collega, pubblicheremo la sua lettera nel nostro sito e parlerò della Sua vicenda in tutte le sedi istituzionali per fare da cassa di risonanza.
Al momento manterremo l’anonimato nel sito: laddove qualche istituzione ce lo dovesse richiedere le trasferiremo i termini per le sue più opportune decisioni.

Convinti, come siamo, che sia necessario un codice etico comportamentale, falsato – spesso- , dall’arroganza di aziende, che identificano nel lavoratore il novello schiavo di un’epoca, che ritenevamo esaurita .

Siamo certi che i corsi di preparazione debbano SEGUIRE la firma contrattuale: non si capiscono, infatti, le motivazioni per le quali si debba dare disponibilitá per un posto potenzialmente non confermato e quindi disponibilità a titolo gratuito.

È nostro giudizio, che prassi diverse da quella che abbiamo prospettato siano suscettibili di risarcimento per tutti i danni subiti e subendi.

Esortiamo anche le istituzioni sanitá e lavoro di Camera, Senato, Ministero della Salute, ed AIFA ad intervenire affinché siano rispettate le regole in materia di lavoro: in un momento in cui, il maggiore sforzo di questo Stato è proprio orientato all’inserimento di giovani nel mondo del lavoro.

Cordialmente

Fabio Carinci
Presidente FEDAIISF

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