Modena. Scandalo “camici sporchi”: Il pm chiede pene per 67 anni di carcere. Coinvolti anche informatori e manager biomedicali

Il pm chiede pene per 67 anni di carcere

Niccolini: «Quei medici vendevano la loro funzione pubblica alle case biomedicali. Indagine entrata in “territorio vietato”».

di Carlo Gregori – 01 giugno 2017 – Gazzetta di Modena

Sette anni di carcere per il professor Giuseppe Massimo Sangiorgi – ex direttore della Emodinamica della Cardiologia del Policlinico, considerato il fulcro dell’associazione per delinquere – 67 anni complessivi di carcere per una quarantina di imputati tra cardiologi, figure che ruotavano attorno al reparto, informatori e manager biomedicali. Multe alle aziende biomedicali. Reati contestati: l’associazione per delinquere per Sangiorgi e il suo staff più stretto, poi la corruzione per quanto riguarda i rapporti tra aziende biomedicali e i medici che svolgevamo sperimentazioni non autorizzate, falsi, truffa e altri reati “minori”.

Il caso e i numerosi episodi che lo costellano sono raccontati seguendo un’esposizione fattuale con pochi commenti in n testo di 300 pagine consegnato ieri dal pm Marco Niccolini ai giudici del Secondo Collegio del Tribunale. È la requisitoria del pm che per cinque anni è stato sul caso “Camici sporchi”: la prima inchiesta a tutto campo in Italia su cosa avveniva in un reparto ospedaliero e sul suo utilizzo per scopi privati illegali o, per casi minori, non autorizzati. Tante le richieste di condanna dal pm ieri affiancato dal procuratore Lucia Musti, ma anche alcune assoluzioni, un genere di richiesta scaturito al termine del confronto in aula del quale il pm dice di essere fiero. Nella requisitoria scritta che definisce «il mio libro» sono raccolte prove e dettagli che, secondo l’accusa, suscitano in chi legge un messaggio che unifica tutto quanto emerso nel corso di questo maxi processo e ne fornisce un senso contro i detrattori dell’operazione “Camici sporchi” che avevano negato questo senso sostenendo che si trattava di un’indagine inutile perché destinata alla prescrizione.

Questa è la prima grande indagine in Italia che vuole capire se davvero una struttura ospedaliera pubblica, o almeno un suo reparto, era utilizzata per scopi privati e di lucro. E invece le difese hanno sottolineato gli errori dei Nas. «In realtà, siamo entrati in un territorio vietato – ha spiegato Niccolini – qui in aula abbiamo sentito allusioni a testimoni che agivano per interessi personali e per faide interne, medici che accusano altri medici di essere strumenti della Procura. Sfido chi accusa questi testi a denunciarli».

«In realtà sotto traccia ci viene fatta una domanda: come vi siete permessi? Questo è territorio dell’Università e della ricerca. Siete arrivati a conclusioni eretiche». L’indagine si è focalizzata su ricercatori medici che utilizzavano il loro ruolo pubblico per accrescere relazioni e patrimoni. Se poi si guarda a chi li foraggiava, aggiunge il pm, «l’industria farmaceutica non è diretta da filantropi ma da imprenditori che mirano a utili vendendo prodotti importanti. Ma ci sono casi in cui si corrompono i medici per vendere. Così come ci sono concorsi universitari che avvengono per cooptare gli amici. Queste sono situazioni patologiche. Ma a tutto questo la difesa oppone una tesi negazionista».

Leggendo estratti da telefonate intercettate, il pm ha parlato senza mezzi termini di «funzione pubblica venduta», di «medici adescati, coccolati, fatti propri dall’industria». E insistendo sui concorsi universitari, Niccolini ha ricordato il sano principio legale secondo il quale «devono essere svolti senza già sapere chi li vincerà, senza spingere il proprio allievo. Se così non fosse – ha aggiunto – mandate i vostri figli all’estero».


Il fatto:

Decine di perquisizioni, quasi 70 persone indagate, 12 aziende coinvolte, e una serie di accuse  che vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione. Uno scandalo di malasanità di proporzioni inedite in terra emiliana getta nella bufera il Policlinico di Modena. Nelle prime ore della mattina, 150 carabinieri del Nas di Parma e di 10 Regioni hanno arrestato 9 cardiologi impiegati a Modena, in un’operazione denominata Camici sporchi. Su ordine della Procura di Parma, i militari hanno effettuato 33 perquisizioni e hanno applicato la misura di divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per 12 aziende, di cui la metà straniere, che producono attrezzature sanitarie e l’interdizione dall’esercizio di attività e professioni nei confronti di 7 persone.

L’indagine. Nel mirino dell’inchiesta ci sono sperimentazioni cliniche sull’uomo di presidi sanitari, eseguite fuori da ogni autorizzazione, e con l’utilizzo abusivo di attrezzature sanitarie non autorizzate. La  spesa inoltre avrebbe gravato indebitamente sul servizio sanitario pubblico. Gli arrestati sono responsabili a vario titolo di associazione per delinquere, peculato, corruzione, falso in atto pubblico, truffa ai danni del S.S.N., sperimentazioni cliniche senza autorizzazione.


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