PATTO PER LA SALUTE

È ormai ai nastri di partenza il confronto decisivo tra Governo e Regioni sul «Patto» per la salute 2010-2012. Una sfida che vale (almeno) otto miliardi e che arriva al bivio politico in Parlamento su federalismo fiscale e costi standard per Asl e ospedali, vale a dire la fetta più importante dei bilanci regionali. Un testa a testa, quello tra Governo e Regioni, che si somma ad altre partite sanitarie apertissime sul tappeto: le scelte alle porte sui commissariamenti minacciati da tempo per Campania, Sicilia e Molise, per non dire della Calabria; ma anche il capitolo-farmacie, con la questione degli extrasconti misteriosamente scomparsa dal tavolo del Governo proprio mentre spunta una improvvisa voglia anti-liberalizzazioni sulle parafarmacie, dichiarata espressamente dal sottosegretario Ferruccio Fazio.
In ritardo ormai già di quattro mesi rispetto alle indicazioni (fine ottobre 2008) della manovra triennale di luglio (legge 133/2008, di conversione del Dl 112), il tavolo sul «Patto» per la salute per il triennio 2010-2012 si insedierà ufficialmente il 4 marzo. La tenuta dei conti sanitari in sede locale è il traguardo che il Governo vuole imporre alle Regioni, a cominciare da quelle con i conti in rosso. Sul piatto, per legge, non mancherebbero le indicazioni concrete di "metodo": tagli dei posti-letto e del personale ma anche ticket automatici in caso di deficit perfino a carico degli esenti. Non sarà insomma un confronto in discesa, e non solo perché insieme andrà affrontata in via definitiva la messa a punto dei nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza). Le Regioni sostengono infatti che dal 2010 mancheranno all’appello almeno otto miliardi, e, forti delle promesse fatte mesi fa da Berlusconi, non hanno alcuna intenzione di fare retromarcia. Resta da vedere se e quanto il Governo è davvero pronto ad allentare i cordoni della borsa, tanto nell’attuale, complicatissima congiuntura economica.
Proprio al tavolo sul «Patto», peraltro, potrebbe rispuntare la questione degli extrasconti sui farmaci generici concessi alle farmacie, che si intendeva eliminare con un decreto legge per risparmiare almeno 500 milioni l’anno. Per un decreto al momento scomparso, altre misure su farmaci e farmacie sembrano essere però adesso nel cuore della maggioranza: l’abolizione progressiva delle parafamacie, oltre 2.500 strutture con la possibilità di vendere farmaci senza obbligo di ricetta create dopo le liberalizzazioni di Bersani del 2006 che, ha detto Fazio, potrebbero essere assorbite da farmacie e grande distribuzione. I "liberi farmacisti" sono già insorti, le farmacie private gongolano. Proprio mentre sui farmaci sta per esplodere un’altra grana: se la spesa per pillole in farmacia "tiene", cresce invece a dismisura quella degli ospedali che nel 2008 potrebbe sfondare il tetto per 1,3 miliardi. Un disavanzo che dovrebbero autofinanziarsi le Regioni.
R. Tu. 

Il Sole 24 Ore del 20/02/2009   p. 27

AF

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