Quando il farmaco è gratis. Ma non del tutto

Autore: redazione "L’inviato Speciale"   Data: giovedì, 10 marzo 2011 

 

Il 75 per cento dei farmaci equivalenti sono rimborsati per intero dal Servizio sanitario nazionale, mentre il 25 per cento ha invece un sovrapprezzo da pagare, a carico del cittadino. Eppure la maggioranza delle ricette mediche riguarda proprio i medicinali più costosi. L’associazione ‘Dialogo sui farmaci’ ha provato ad analizzare il fenomeno, provando ad entrare nel merito delle cause e proponendo alcune possibili soluzioni.

Intanto, ‘Dialogo sui farmaci’ ha provato a rispondere ad una prima domanda: perché molti farmaci un tempo chiamati ‘salvavita’ non sono più del tutto gratuiti come dovrebbero? “Molto dipende dalla ‘lista di trasparenza’ dei medicinali che hanno perso il brevetto (‘equivalenti’) – risponde l’associazione – pubblicata ogni mese dall’Agenzia del farmaco, l’Aifa: la lista è organizzata per  principio attivo, tipologia, dose, numero di unità posologiche e prezzo di riferimento, quello cioè rimborsato dal Servizio sanitario nazionale; manca però il prezzo al pubblico, che spesso non coincide con quello rimborsato. Quando il medico consulta la lista non vede quindi il costo dei medicinali, e non può informarne il paziente, che paga l’eventuale differenza di prezzo, con pochi centesimi fino a 50 €”. E se è vero che il farmacista suggerisce spesso il ‘generico’ gratuito, “il cliente spesso teme che non sia proprio lo stesso prodotto. E paga. Altro che trasparenza”.

A oggi, i principi attivi non più coperti dal brevetto e che rientrano nella “lista di trasparenza” sono 224. Appartengono a 83 gruppi terapeutici differenti e in tutto contano 4.052 medicinali: “Di questi – spiega l’associazione – ben 3.024 (il 74,6 per cento del totale) hanno un prezzo al pubblico analogo a quello di riferimento rimborsato dal Ssn, e 33 lo hanno addirittura inferiore. Il prezzo dei rimanenti 995 farmaci (il 24,6 per cento del totale) è invece superiore a quello rimborsato dal Ssn: chi li preferisce agli altri deve quindi pagare la differenza. E qui si riscontra l’anomalia: risulta che il 64 per cento delle ricette mediche riguarda proprio i farmaci più costosi, che costituiscono addirittura il 71 p

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