TAGLI ALLA FARMACEUTICA, SOFFRE ANCHE L’INDOTTO

MILANO – L’industria farmaceutica mette in guardia il ministro del Welfare Maurizio Sacconi contro i tagli facili. Se passa l’idea di risparmiare tagliando le prescrizioni soprattutto di nuove molecole, a soffrire sarà un settore molto più ampio di quello che il governo ha in mente: 135 mila addetti e non 73 mila; 33 miliardi di fatturato e non 22; 10,3 miliardi di utile e non solo 6,8. Perché a soffrire le strette economiche non è solo l’industria farmaceutica, ma l’indotto: quantomeno la filiera che è a monte della produzione del farmaco e che è rappresentata a Pharmintech, fiera triennale di settore. Proprio Giampaolo Vitali, ricercatore Ceris-Cnr, ha presentato per l’Osservatorio Pharmintech un’analisi economico-statistica dell’indotto farmaceutico. Ebbene, l’industria occupa 73 mila unità ciascuna delle quali, a fronte di uno stipendio annuo medio di 42 mila euro, produce 87 mila euro di valore aggiunto (dato 2007); ma dietro di essa ci sono cinque comparti, quasi tutti "italiani": 1) i produttori di eccipienti e i coloranti (industria chimica o farmaceutica) nonché delle macchine indispensabili a processare queste sostanze; 2) i produttori di macchine utili a confezionare i farmaci, che devono rispettare standard igienico-qualitativi particolari; 3) i produttori delle macchine per il confezionamento dei medicinali e altresì produttori di boccettine di vetro o plastica, contagocce, blister, foglietti illustrativi e scatolette; 4) produttori macchine e servizi per la logistica e la movimentazione interna all’industria; 5) servizi che, pur esterni all’industria, hanno contribuito alla messa a punto dei farmaci: ricerca, proprietà intellettuale, attività regolatorie, pubblicità, formazione, bioinformatica applicata al principio attivo. «Questo è l’indotto farmaceutico e noi abbiamo calcolato quanto pesava – spiega Vitali – partendo dagli output Istat che ci dicono chi e quanto compra dalle circa trenta imprese che lo costituiscono; come mercato, l’industria del farmaco pesa così da dare lavoro a un settore da 61 mila occupati, 1 1 miliardi di euro di fatturato; ogni addetto ha un salario medio di 24 mila euro annui, ma un valore aggiunto da 54 mila euro, con una redditività ben al di sopra della media dell’industria manifatturiera. In altre parole una politica industriale che punti su questi settori ha più chance di arricchire il paese e il singolo cittadino». E una politica industriale che deprima il mercato farmaceutico? «Il nostro settore non è mai stato vissuto per la sua capacità di generare ricchezza ma solo come un costo da contenere», ammette Daniel Lapeyre, vicepresidente di Farmindustria. «L’obiettivo di questa ricerca è anche di far capire che l’industria del farmaco ha delle potenzialità a livello interno e internazionale ».

Corriere Medico del 25/09/2008  N. 20 – 18 SETTEMBRE 2008  p. 6  
af

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