Torna a pagamento il farmaco per gli infartuati

 

di Maria Lardara

PRATO. Seacor e cure gratis per gli infartuati, punto e a capo. Due mesi fa, fu la denuncia, attraverso il Tirreno, di Enrico Lai, un operaio infartuato di 58 anni, a sollevare il caso dopo la decisione di Aifa (Agenzia italiana del farmaco) di togliere i preparati con la molecola Omega 3 dal prontuario farmaceutico nazionale.

A fine aprile, era stata ripristinata la mutuabilità del Seacor, per effetto di una sentenza del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso di una casa farmaceutica, sospendendo per sei mesi la decisione dell’Agenzia del farmaco.

Ieri invece, l’ennesima doccia fredda per i malati di cuore come Lai che torneranno a pagare quel medicinale. Che avrebbe dovuto mettere mano al portafoglio, se n’è accorto quando il medico generico gli ha consegnato la ricetta bianca per la prescrizione. Suo malgrado, vittima di un braccio di ferro in Tribunale che, a fine maggio, ha visto l’Aifa vincere il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio di aprile.

Si riavvolge il nastro, dunque: i farmaci Omega 3 sono stati ricollocati in classe C (non a carico del Servizio sanitario nazionale), e quindi tornano a pagamento. A raccontare l’amara scoperta di questa mattina in ambulatorio è la moglie di Lai, la signora Domenica. «Siamo alle solite. Com’è possibile che un farmaco così tanto utilizzato per le terapie al cuore debba essere a pagamento?». Una confezione di Seacor costa circa 20 euro e, nel caso del signor Lai, la terapia post-infarto deve andare avanti per un anno. Il suo sfogo al Tirreno, quello di operaio in difficoltà, costretto a rimetterci di tasca propria per curarsi, innescò una maratona di solidarietà da diverse zone della Toscana con diverse staffette per consegnare farmaci a casa Lai. Stessa situazione si era trovato a vivere Tommaso Venezia, altro infartuato senza lavoro e con una famiglia di cinque persone da mantenere.

07 giugno 2013  IL TIRRENO PRATO

Exit mobile version