USA. L’attività promozionale per i farmaci negli ultimi 20 anni è raddoppiata. Una realtà non paragonabile con l’Italia

Boom per gli spot dei farmaci. In 20 anni negli Usa investimenti tv, web e social quasi raddoppiati

Prima on line – 08/01/2019

La spesa sanitaria negli Stati Uniti è la più alta del mondo: in totale 3,3 trilioni di dollari, pari al 17,8% del Pil, nel 2016. Ma il mercato della salute Oltreoceano funziona un po’ diversamente che in Italia: per conquistare ‘quote’ ed espandere gli affari, le aziende farmaceutiche e le organizzazioni sanitarie utilizzano un’ampia serie di attività promozionali, tra cui spot televisivi e pubblicità digitali, social  media, campagne di sensibilizzazione, distribuzione di campioni di farmaci gratuiti. In un articolo pubblicato sul ‘Jama’, i ricercatori del Dartmouth Institute for Health Policy e Clinical Practice rivelano che in 20 anni, dal 1997 al 2016, la spesa destinata a queste attività è aumentata drasticamente, da circa 17,7 miliardi di dollari a 29,9 miliardi. Quasi un raddoppio.

Il team ha messo in evidenza che l’aumento più rapido si è registrato nella pubblicità diretta al consumatore (Dtc), che è aumentata da 2,1 miliardi (l’11,9% della spesa totale) nel 1997 a 9,6 miliardi (il 32% del totale) nel 2016. In particolare, la pubblicità dei farmaci con obbligo di prescrizione (i classici ‘spot’ trasmessi su tutte le televisioni americane) è aumentata da 1,3 miliardi (79.000 spot) a 6 miliardi (663.000 spot Tv), con messaggi che parlano soprattutto di immunoterapie e medicinali contro il cancro. Una delle poche aree in cui la spesa è invece diminuita è quella della pubblicità su riviste mediche, che è diminuita da 744 milioni nel 1997 a 119 milioni nel 2016.

Ancora, le lettere di violazione della normativa pubblicitaria inviate dall’ente regolatorio Fda sono diminuite da 156 a 11 nello stesso arco di tempo, mentre ci sono stati 103 accordi finanziari tra aziende farmaceutiche e governi federali e statali dal 1997, per ‘conciliare’ oltre 11 miliardi di multe per pratiche di marketing ingannevoli. (AdnKronos)

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La spesa per l’informazione scientifica dei farmaci per i professionisti (in genere visite in ambulatori e ospedali di oltre 70000 rappresentanti di aziende farmaceutiche, “sales representatives”) è stata simile nel 1997 e nel 2016: circa $ 5 miliardi (Figura 4) con un ritorno sull’investimento stimato, basato su un’analisi del 2001, da 2 a 1 complessivo e da 10 a 1 per i nuovi farmaci di marca.

La spesa per campioni di farmaci gratuiti, distribuiti da rappresentanti di vendita (compresa la richiesta online), è aumentata da $ 8,9 miliardi nel 1997 a $ 13,5 miliardi nel 2016. Nelle riviste dedicate al medico, la pubblicità è diminuita da $ 744 milioni nel 1997 a $ 119 milioni nel 2016.

Nel 2016, le aziende hanno pagato ai medici e agli ospedali universitari 978,96 milioni di dollari per attività non di ricerca (Tabella 4), tra cui $ 381,13 milioni per docenti o relatori che presentano i medicinali sviluppati dall’azienda in colloqui con pranzo o cena. Altri pagamenti erano per la consulenza ($ 210,05), per cibo e bevande ($ 164,21 milioni), per viaggio e alloggio ($ 96,9 milioni) e onorari (14,64 milioni).

Nel 2016, le aziende farmaceutiche hanno pagato ai medici e agli ospedali universitari $ 58,95 milioni per l’educazione alla prevenzione delle malattie, tra cui onorari ai relatori ($ 51,18 milioni), onorari ($ 2,04 milioni) e istruzione ($ 4,13 milioni) non relativi a farmaci specifici (Tabella 4). Alcuni produttori hanno riconosciuto di finanziare “presentazioni informative senza marchio per promuovere la consapevolezza dello stato di malattia nei confronti degli operatori sanitari”. Quasi tutti i compensi per i relatori erano per eventi aziendali (97%) piuttosto che per la formazione medica continua accreditata.

Estratto da Medical Marketing in the United States, 1997-2016

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