Valeant e i timori di una «nuova Enron»

Il colosso farmaceutico Valeant, con sede in Canada, è oggi nella bufera come poche società prima di lei, con accuse che fioccano sulle sue pratiche di business e le aggressive acquisizioni che l’hanno fatto paragonare a un impero finanziario senza scrupoli piuttosto che a un’azienda impegnata nella medicina: il titolo in una settimana è crollato del 27%, bruciando in una seduta quasi venti miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato.

A luglio Valeant viaggiava ai massimi di 263 dollari per azione, culmine per un titolo decuplicato in cinque anni. Sette giorni or sono valeva ancora 180 dollari. Adesso è a 116 dollari – abbastanza per una market cap da 40 miliardi anche se caduta del 60% dalle vette – dopo essere crollato fino a 80.

Andrew Left, forse il più influente e controverso short seller statunitense, pubblica rapporti in cui sospetta che Valeant abbia abusato di stretti legami con farmacie specializzate, Philidor Rx e R&O Pharmacies, creando vendite e transazioni fasulle sui prodotti. Un inganno contabile, insomma, alla Enron: il j’accuse parla di truffa, fatture fasulle di Valeant attraverso catene di farmacie che controlla, gonfiando ad arte i bilanci.

C’è però ben di più in gioco, un intero nuovo modello per la farmaceutica: Valeant, che ha quasi tre miliardi di fatturato trimestrale, è stata il pioniere di una strategia opportunistica fondata sull’acquisto di rivali, da Bausch & Lomb nel 2013 a Salix quest’anno per 14,5 miliardi, mirata a spremere rapidi profitti con tagli di ricerca e posti di lavoro e aumenti dei prezzi dei prodotti. Un atteggiamento da far-west finanziario che si sta facendo strada tra le polemiche: di recente l’ex gestore di hedge fund Martin Shkreli, fondatore di Turing Pharmaceuticals, ha acquistato un farmaco per l’Aids alzandone il prezzo da 13,50 dollari a pillola a 750. La cura, per le aziende, non può essere ora comprata facilmente: si chiama trasparenza.

I sospetti hanno costretto il gruppo a convocare per domani all’alba, prima della riapertura della Borsa, una conference call per provare a rassicurare gli investitori. Non sarà facile.

Estratto da Il Sole 24ORE del 25 ottobre 2015 di Marco Valsania

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