Da 7 a 18 euro per lo stesso menu. La babele dei costi negli ospedali

L’Autorità nazionale guidata di Raffaele Cantone indaga sulle ragioni delle discrasie sui «costi standard». Solo per il vitto dei ricoverati si possono risparmiare 82 milioni l’anno

Stesso caffelatte la mattina, stessa pasta col sugo a pranzo, stessa pastina in brodo la sera… Come è possibile che nella stessa regione il menu possa costare 7,10 euro in un ospedale e 17,77 in un altro distante meno di venti chilometri in linea d’aria? È quello che sta cercando di capire l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone. Era il lontano 24 luglio 1974 quando il Corriere, a proposito delle «nuove proposte per le tariffe di acqua e gas» parlò per la prima volta di un «nuovo metodo» basato sui «costi standard». Eppure quarantaquattro anni non sono bastati a ridurre gli squilibri, a volte vergognosi, tra questa e quella amministrazione sulle stesse identiche spese. Sui trasporti locali, ad esempio, il comunista Lucio Libertini sollevò il tema il 9 dicembre ‘82. Ma l’annuncio che «si è definitivamente raggiunta l’intesa sul modello di calcolo dei costi standard» (dopo una trattativa «che ha visto coinvolti il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Conferenza Stato-Regioni») è del 22 febbraio scorso. Evviva.

( … continua su CORRIERE DELLA SERA del 3 maggio 2018)


Nota: Per un ricovero ospedaliero la regione spende da 600 a 800 euro a molto di più, a seconda del reparto e dell’ospedale, ovviamente a questa modesta cifra (da albergo e sei stelle) non sono incluse analisi, interventi e altre cose di questo tipo, l’ unica cosa inclusa è il trattamento penoso al quale vieni sottoposto.

Dividendo però i costi messi a bilancio con i posti letto si possono avere risultati sorprendenti. Le cure mediche offerte ai malati sono le stesse, ma la spesa è enormemente differente tra un ospedale e l’altro. All’Umberto I di Roma sono necessari più di 500 mila euro per ogni letto utilizzato, mentre al San Matteo di Pavia ne bastano 380 mila. Per la spesa di medici e infermieri (tra dipendenti, universitari e precari) il Policlinico Giaccone di Palermo sopporta un costo di 182 mila euro per ciascun letto contro i 130 mila dell’ospedale universitario di Parma. 

L’unico provvedimento che si prende è ridurre ferocemente il costo della farmaceutica e delle terapie, tradendo così lo stesso motivo per cui esiste il Ssn, nessuno che pensi di riorganizzare i servizi, la governance, riequilibrare il mercato del lavoro, ripensare il lavoro, co-responsabilizzare il cittadino, investire in innovazione tecnologica, ecc ecc. E nessuno si pone il problema del peso esorbitante che il versante amministrativo/contabile ha assunto nelle aziende sanitarie?

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