Farmacisti ospedalieri: la prescrizione “secondo scienza e coscienza”, è una posizione “del tutto anacronistica”. Altri professionisti “non medici” possono entrare nel merito dell’appropriatezza prescrittiva.

Appropriatezza prescrittiva, Sinafo puntualizza spazio e ruolo del farmacista ospedaliero

RIFday – 8 gennaio 2020

S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo: ai medici che, con il loro presidente Filippo Anelli, hanno protestato nelle scorse settimane rivendicando puntigliosamente la loro piena autonomia in materia di appropriatezza prescrittiva, lamentando che il  controllo di quest’ultima “non può essere affidato esclusivamente, come avviene in Puglia, ai farmacisti ospedalieri, perché la prescrizione si fonda innanzitutto sulla diagnosi, che la legge affida al medico”, hanno subito risposto i farmacisti ospedalieri, con un puntiglio certamente non inferiore.

A mettere i puntini sulle i, con un articolo a loro firma pubblicato ieri da quotidianosanita.it, sono stati Roberta Di Turi e Giangiuseppe Console, rispettivamente segretario generale e presidente di Fassid Area Sinafo, il sindacato dei farmacisti ospedalieri e del Servizio sanitario nazionale.

Le opinioni espresse da Anelli, che aveva anche ventilato il ricorso alla mobilitazine della categoria “se si continuerà a mostrare scarso rispetto per la libertà e l’autonomia del medico, su cui si fonda proprio quel rapporto di fiducia con il paziente” sono subito bollate dai due rappresentanti dei farmacisti ospedalieri come  “concettualmente non condivisibili” e soprattutto “ingenerose nei confronti di una categoria, qual è quella dei dirigenti farmacisti ospedalieri e territoriali del Ssn, tanto impegnati nel garantire una efficiente assistenza ai cittadini in unicum con la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.

Per Di Turi e Console, quella espressa da Anelli a favore della prescrizione “secondo scienza e coscienza”, è in tutta evidenza una posizione “del tutto anacronistica”, riferita a  un concetto “in voga ben più di 40 anni fa, ovvero nel periodo grigio della medicina ante-Cochrane (il padre della medicina basata sull’evidenza). Ed è proprio l’evoluzione del modello assistenziale e formativo che ha saggiamente indotto ad affidare ad altri professionisti “non medici” la responsabilità di entrare nel merito dell’appropriatezza prescrittiva”.

“L’individuazione di tali figure ha tenuto conto non solo dei percorsi formativi pre e post-laurea ma, anche, del ruolo di terzietà rispetto alla funzione che avrebbero dovuto svolgere” scrivono i due dirigenti del Sinafo. “E questo inscindibile, quanto necessario, connubio è stato individuato nella figura del Farmacista specializzato nelle discipline farmaceutiche (ospedaliera e territoriale), figura in possesso delle necessarie competenze farmacologiche e chimico-farmaceutiche. Peraltro sarebbe stato quantomeno inopportuno, se non confliggente, in termini di assicurazione della terzietà nell’esercizio dell’attività di verifica dell’appropriatezza, affidare ad un medico tale funzione”. 

“I farmaci, come noto, vengono registrati per specifiche patologie su trial dedicati che abbiano consentito di valutarne il rapporto rischio beneficio” continuano i due sindacalisti. “Proprio per il fatto che la diagnosi non viene (ovviamente) posta in discussione, si può ritenere che si possa tranquillamente discutere/confrontare sui temi correlati all’appropriatezza prescrittiva tra figure professionali diverse. In tale contesto il compito del farmacista ospedaliero/territoriale del Ssn è proprio quello di affiancare e sostenere i clinici nella migliore scelta terapeutica alla luce delle prove relative alle evidenze registrate”.

A giudizio di Di Turi e Console, tutto questo “non lede o limita la libertà prescrittiva del medico, purché essa avvenga, come nella stragrande maggioranza dei casi avviene, all’interno delle regole scritte e nell’ottica del rispetto della strada maestra di una medicina sobria e garante delle sacrosante esigenze del paziente. Poiché non possiamo che essere tutti d’accordo sull’osservanza di questi principi, non si può criticare (in negativo) né porre in dubbio l’esercizio della funzione di controllo delle prescrizioni da parte dei farmacisti pubblici. Funzione, ripetiamo, esercitata all’interno delle regole determinate dalle norme legislative in tema di assistenza farmaceutica”.

I due rappresentanti dei farmacisti ospedalieri sostanziano le loro affermazioni con esempi concreti in tema di sinergie professionali, ricordando che all’interno dei servizi farmaceutici ospedalieri del Ssn sono stati attivati laboratori di Unità di manipolazione farmaci antiblastici. “Il radicamento di questi laboratori ha consentito di realizzare non solo risultati importanti in tema di sicurezza delle preparazioni, dei pazienti e degli operatori ma ha anche prodotto risparmi enormi, concreti e quantizzabili, grazie all’allestimento in dose unitaria e personalizzata per i singoli pazienti” spiegano Di Turi e Console. “E, in tale contesto, il dialogo costruttivo tra clinici e farmacisti del Ssn avviene quotidianamente non solo sempre (e da sempre) senza invasioni di campo ma, anche, in stretta e produttiva collaborazione”.

I rappresentanti di Sinafo non tralasciano di intervenire con una puntualizzazione sul tema della dispensazione diretta e del primo ciclo terapeutico, ricordando che i farmacisti ospedalieri e territoriali italiani “si sono accollati, da tempo, il peso di una gestione così impegnativa nel rispetto di quelle norme legislative nazionali e regionali richiamate dal presidente Anelli. Ma questa ulteriore funzione, che si va a sommare alle numerosissime linee di attività svolte all’interno dei servizi farmaceutici ospedalieri e territoriali, non ha (sorprendentemente) indotto le aziende sanitarie, salvo poche e sporadiche eccezioni, a irrobustire gli organici. Anzi” sottolineano Di Turi e Console, “si è provveduto a tagliare strutture complesse di farmacie determinando effetti negativi sulla gestione complessiva dei servizi”.

“Solo recentemente, si sono aperti spiragli che fanno ben sperare in un riallineamento degli organici” scrivono ancora i due sindacalisti. “In particolare nella regione Puglia (e fortunatamente anche in altre Regioni) sono stati portati a termine concorsi per rimpinguare gli organici che, a regime, potranno anche meglio affrontare la gestione correlata alla dispensazione diretta e del primo ciclo terapeutico. A questo proposito, dobbiamo sottolineare che il primo ciclo terapeutico viene già assicurato ai pazienti in dimissione anche nella Regione Puglia. Naturalmente, come già detto, l’intero processo verrà ulteriormente migliorato grazie alla rideterminazione, già in atto, degli organici”.

Per Di Turi e Console, il futuro (ma anche il presente) del Ssn “risiede proprio nella multidisciplinarietà del sistema, sancita anche dall’ultima recente tornata contrattuale (CCNL 2016/2018) che vede finalmente in area unica tutti gli attori impegnati nello sviluppo clinico e assistenziale a garanzia della tanto sospirata equità e solidarietà nella sanità pubblica”.

“Sta a tutti gli attori, attraverso la massima collaborazione e condivisione senza contrapposizione e conflitti” concludono i due dirigenti sindacali “dare nuova linfa vitale e un nuovo corso al Ssn al fine di renderlo sempre più equo e solidale. Noi siamo pronti a collaborare”.

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