Processo Menarini. I fratelli Aleotti assolti dall’accusa di riciclaggio

Assolti i fratelli Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti, figli del patron Sergio Aleotti nel processo Menarini dove erano imputati di riciclaggio. Lo ha deciso la corte di appello di Firenze che ha disposto la restituzione agli Aleotti di tutte le somme sequestrate a fini di confisca nell’inchiesta: furono all’inizio 1,2 miliardi di euro di cui oggi, chiuse tutte le pendenze tributarie, residuavano circa 700 milioni di euro. In primo grado Lucia e Giovanni Aleotti erano stati condannati rispettivamente a 10 anni e mezzo per riciclaggio e corruzione e a 7 anni e mezzo per riciclaggio

gonews.it – 5 dicembre 2018

Lucia Aleotti è stata assolta dalla corte di appello di Firenze ‘per non aver commesso il fatto’ rispetto all’accusa di riciclaggio delle somme di denaro provenienti da dichiarazioni fraudolente ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, nonché dall’aver strumentalmente costituito e patrimonializzato, a fini di riciclaggio, le fondazioni Nipote e Nipote bis. Inoltre sempre Lucia Aleotti è stata assolta ‘perché il fatto non sussiste’ riguardo all’adesione allo scudo fiscale, per il riciclaggio, tramite le stesse fondazioni. Il fratello Giovanni Alberto Aleotti è stato assolto dall’accusa di riciclaggio ‘perché il fatto non sussiste’ anche rispetto all’accusa di aver concorso in reati presupposti di evasione fiscale. Assolto, come la sorella, dall’accusa di aver costituito le fondazioni Nipote e Nipote bis a fini di riciclaggio, così come per l’accusa di aver usato lo scudo fiscale come strumento di riciclaggio.

La corte di appello ha rigettato il ricorso dei pm in merito all’accusa di riciclaggio di denaro provento di truffa continuata e gli appelli delle parti civili. In primo grado Lucia Aleotti era stata condannata a 10 anni e 6 mesi e il fratello Giovanni Alberto a 7 anni e 6 mesi. Confermata nelle altre parti la sentenza di primo grado, quindi restano assolti Massimiliana Landini, e dei manager Licia Proietti e Sandro Casini. Motivazioni fra 90 giorni. “Siamo felici di questa decisione della Corte d’Appello di Firenze che ha assolto Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti rispetto a tutti i capi d’imputazione. Sono trascorsi moltissimi anni dall’inizio di questa dolorosa vicenda, ma finalmente il Giudice ha riconosciuto l’estraneità degli azionisti di Menarini dai fatti per cui erano accusati ingiustamente.

Ora Lucia e Alberto Giovanni Aleotti potranno continuare a dedicarsi alla crescita del Gruppo Menarini che conta più di 17.000 dipendenti e che, sebbene non sia stato coinvolto direttamente nel processo, ha subito certamente contraccolpi e gravi danni d’immagine, anche a livello internazionale, a causa di questa inchiesta”. E’ quanto si legge in una nota della Menarini. Colombini, cda Menarini: “Prezzi non sono stati gonfiati” “Abbiamo accolto con soddisfazaione la decisione della corte d’appello di Firenze che, in linea con quanto già deciso dal tribunale di primo grado, ha riconosciuto la completa insussistenza dell’ipotesi di truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale.

È stato quindi nuovamente confermato che i prezzi dei farmaci Menarini non sono mai stati “gonfiati”, riconoscendo così all’azienda la totale correttezza del proprio operato”. Lo dice in una nota Carlo Colombini, consigliere di amministrazione del Gruppo Menarini. L’avvocato: “Vittoria piena, assoluzioni integrali” “Vittoria piena, assoluzioni integrali. Sono state accolte in pieno le richieste difensive”. Così l’avvocato Alessandro Traversi, difensore degli Aleotti nel processo Menarini insieme a Franco Coppi e Roberto Cordeiro Guerra, commenta la sentenza della corte di appello di Firenze.

“Per Lucia Aleotti doppia formula di assoluzione – dice Traversi dopo la lettura del dispositivo – per alcuni episodi per non avere commesso il fatto, come peraltro come avevamo chiesto noi, per altri episodi perché i fatti contestati non sussistono, quindi la formula più ampia”. “Il fratello Giovanni Alberto – prosegue Traversi – è stato dichiarato non punibile per concorso nel reato presupposto fiscale, quindi è un’assoluzione anche per lui”. Lucia Aleotti e Giovanni Alberto Aleotti hanno seguito tutte le udienze dell’appello e anche stamani alla riapertura del processo erano presenti, poi però hanno deciso di non essere presenti alla lettura della sentenza.

“L’emozione era grossa e hanno preferito così, li abbiamo avvisati via cellulare”, ha detto il difensore. Poi l’avvocato Traversi si concede una citazione dal centenario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale: “I nostri avversari dialettici risalgono le valli dalle quali erano discesi con orgogliosa sicurezza”.


I pm che avevano condotto le indagini, Luca Turco ed Ettore Squillace Greco, hanno sostenuto che dietro la colossale cifra (un miliardo e 200 milioni di euro) accumulata all’estero – secondo le accuse – dal padre dei due imputati, Alberto Aleotti, deceduto nel 2014, c’è anche una enorme truffa sul prezzo dei farmaci ai danni del Servizio sanitario nazionale (truffa che il tribunale non ha ritenuto sufficientemente provata). Perciò in appello l’accusa ha chiesto una condanna a 9 anni per riciclaggio nei confronti dei  due fratelli, ambedue presenti in aula. Chiesti anche 2 anni e 8 mesi per riciclaggio per la loro madre, Massimiliana Landini (assolta in primo grado).
Dopo la scoperta di un conto di 476 milioni di euro in Liechtenstein, l’avvio dell’inchiesta del Nas carabinieri e della Guardia di finanza e le successive scoperte delle società interposte per l’acquisto dei farmaci, dell’archivio segreto della famiglia a Lugano e delle incredibili manovre organizzate da Alberto Aleotti per lavare i fondi neri accumulati all’estero (inclusi trasporti in contanti di milioni di euro), gli Aleotti hanno versato all’erario quasi 500 milioni. La agguerrita difesa ha invece sempre sostenuto, fra l’altro,  che Alberto Aleotti teneva rigorosamente fuori i figli da tutte le sue attività occulte.

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