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GELMINI: STIPENDI AI RICERCATORI IN BASE AI RISULTATI

 

Il ministro annuncia: criteri meritocratici e 300mila euro in tre anni agli under 40

ROMA – Almeno una parte della retribuzione dei ricercatori sarà legata ai risultati ottenuti, per i giovani porte aperte e fondi aggiuntivi da assegnare agli under 40. L’idea è quella di eliminare sacche di spreco o spese poco produttive. Parte da qui Mariastella Gelmini per rilanciare la ricerca italiana. Ma come valutare i risultati? «Partendo dalla valutazione dei progetti, avvalendoci di commissioni internazionali super partes – ha detto ha detto il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – dobbiamo fare in modo di legare una parte della retribuzione dei ricercatori agli esiti del progetto stesso. Ciò dovrà valere anche per gli enti di ricerca pubblici. Ciò innescherebbe un circuito virtuoso, favorendo il criterio della meritocrazia». Merito e competizione diventano le leve con le quali risollevare la ricerca, che ha un enorme valore strategico per il futuro del Paese. Il ministro Gelmini ha anche annunciato che prevede «di arrivare rapidamente al commissariamento di quegli enti che non producono risultati, perché si libererebbero risorse da concentrare sugli altri enti che invece funzionano». In Italia la percentuale di investimento in ricerca è pari all’1,09% del Pil, contro una media Ocse del 2,26%. Con un tale divario è difficile competere, per questo è necessario utilizzare criteri di distribuzione fondati sui risultati. Su queste basi nascono i fondi aggiuntivi da assegnare agli under 40. Si tratta di 300mila euro in tre anni, destinati a chi presenterà progetti in particolari aree strategiche. Lo prevede un bando allo studio del ministero. «Con questa finalità sono disponibili – ha affermato il ministro intervenendo al convegno sulla ricerca organizzato dalla Flc-Cgil – 60 milioni di euro aggiuntivi destinati al settore ricerca. Allo studio anche un provvedimento per favorire le carriere dei giovani: l’obiettivo è finanziare progetti di ricerca in aree strategiche degli under-40 validati da commissioni internazionali. In tal modo incentiveremo i giovani migliori e favoriremo l’autonomia della ricerca». Ma il privato in Italia finanzia pochissimo la ricerca. «Per questo, per aumentare la sensibilità delle imprese verso il settore, ci saranno degli incentivi alla formazione di consorzi tra piccole e medie imprese ed il coordinamento tra aziende e istituti di ricerca». Altra novità: i dottorati di ricerca anche all’interno delle aziende. L’altra leva sarà quella dello «svecchiamento» che favorisca i giovani. «Spalancherò porte e finestre ai giovani, per dare loro opportunità – ha sottolineato ancora Gelmini – a cominciare dal ministero. Se da un lato è indispensabile fare tesoro dell’esperienza accumulata dai dirigenti, dall’altro bisogna far entrare aria nuova per dare opportunità ai giovani ricercatori, che la ricerca la praticano e la vivono. Ad esempio, pensiamo di intervenire sul tema del technology-transfer, ovvero la brevettazione delle scoperte scientifiche: su questo punto, vogliamo organizzare dei gruppi di lavoro con i ricercatori stessi. La nostra è una società gerontocratica, se si pensa che solo il 16% dei dirigenti di impresa ha meno di 40 anni. È necessario opporre alla lobby dei 60enni quella dei 35enni».Il Messaggero del 01/07/2008 , articolo di ANNA MARIA SERSALE  ed. Nazionale  p. 13   
 

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