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I Davide senza rete della farmaceutica

Nel suo piccolo – numeri esigui e soluzioni ancora sul tavolo – la cassa integrazione per i 460 dipendenti della Sigma Tau di Pomezia rischia di vivere un finale già visto. Parla di un made in Italy un tempo in salute e oggi a rischio infarto. Dell’eccellenza tutta nostrana di saperi iperspecialistici che hanno imboccato (o rischiano di farlo) la via della marginalità.

È una deriva di lungo corso: campioni nazionali prosciugati dalla globalizzazione, e giganti stranieri – Sanofi, Gsk, Merck – che circumnavigano il nostro Paese dopo avere fatto sosta di rifornimento di capitale umano. In mezzo cervelli eccellenti (in fuga) e i rimpianti (un po’ ipocriti) di un sistema Paese che ha trascurato la governance della ricerca salvo accorgersi di quanti "saperi di fascia alta" oggi lascia per strada. Alla voce «occupazione» il conto del comparto parla di 2mila i posti a rischio da qui al prossimo anno. È la lenta erosione dei "lavori ad alto valore aggiunto" che sono e danno futuro. Si dice: è la globalizzazione, contro i giganti non è tempo di battaglia. Ma ha il sapore dell’alibi. Siamo certi che nel difendere l’Italia della manifattura non si debba e si possa trovare un modo per salvare i Davide italiani della nostra Farmaceutica?

17 gennaio 2012 – Il Sole 24 Ore

 

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